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Il blog di malala yousafzai faceva paura

Creato il 20 dicembre 2012 da Speradisole

IL BLOG DI MALALA YOUSAFZAI FACEVA PAURA

Malala-Yousafzai
Molti ricorderanno la storia di questa quindicenne pakistana diventata famosa perché ha osato sfidare i talebani rivendicando il diritto delle ragazze a frequentare la scuola. Per questa colpa, quegli integralisti ossessi le hanno sparato alla testa.

Per lei era stato chiesto il premio nobel per la pace. Forse ai minorenni questo premio non viene concesso, ma anch’io avevo firmato la petizione perché le fosse riconosciuto.

A Mingora, nella valle dello Swat, Pakistan del Nord, Malala tornava a casa in autobus con la compagna Kainat, quando sono saliti due barbuti che le hanno chiesto il nome e poi l’hanno colpita, un colpo in fronte e uno nel braccio.

Dopo l’operazione in un ospedale della zona per rimuovere i proiettili, è stata trasportata per la riabilitazione in Gran Bretagna, al Queen Elizabeth Hospital di Birmingham.

L’agguato di cui è rimasta vittima l’ha fatta conoscere in tutto il mondo, ma in Pakistan era già nota per le cose che scriveva nel suo blog, riprese dai giornali locali. Era il blog del Bbc urdu  service, un servizio nella lingua locale dell’emittente britannica, il cui corrispondente aveva chiesto ai ragazzi di raccontare come vivevano.

Malala, ragazzina con un acuto spirito di osservazione, addestrata a ragionare dal padre Ziauddin, maestro elementare, scriveva cose come questa: «Se alle nuove generazioni non verranno date le penne, i terroristi daranno loro le pistole». E si preoccupava che i due fratelli più piccoli finissero anch’essi con la pistola in mano al posto della penna.

Aveva cominciato a scrivere il blog ad appena 11 anni, la sua terra era sotto i talebani che avevano occupato la valle dello Swat  nel 2007 e una delle prime imposizioni fu la chiusura delle scuole femminili.

Firmando con lo pseudonimo  di  Gul Makai, il nome di una leggendaria eroina locale, raccontava le difficoltà. Per esempio, che il direttore della sua scuola, una delle poche sopravvissute, aveva detto alle allieve di non mettere l’uniforme  per non dare nell’occhio: «Noi ci vestiamo con abiti comuni e nascondiamo i libri sotto il velo».

Anche quando, nel 2009, la valle venne liberata dalle forze governative, Malala ha continuato la sua battaglia per l’educazione femminile.

In ospedale è stata informata su cosa stava succedendo in suo nome. Il presidente pakistano Asif Ali Zardari ha detto: «Malala Yousafzai  è il simbolo di tutto quello che abbiamo di buono».

L’Onu ha proclamato il Malala day per il diritto allo studio, celebrato il 15 novembre scorso.



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