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Il blog è reale?

Da Mcnab75
Il blog è reale?

Questo post lo dedico all'amico Temistocle, che ha momentaneamente deciso di chiudere le serrande del suo blog. Le motivazioni addotte le trovate qui. Ovviamente mi auguro che sia solo una pausa di riflessione. Anzi, sono certo che sarà così.

Approfitto dell'articolo in questione per farvi una confidenza: ho sempre mal tollerato tutte quelle affermazioni che fanno riferimento al gestire un blog come a un'attività estranea alla vita reale. Per esempio: “Fai bene a prenderti una pausa, a volte è meglio occuparsi della vita reale”.

Per il Il Blog sull'Orlo del Mondo è reale, tangibile, dannatamente serio. Così come considero allo stesso modo anche i principali blog che seguo quotidianamente.

A questo punto ci starebbe bene una lunga digressione filosofica sul significato della realtà. Io invece affido tutto ciò a un eccellente video tratto da Il signore del Male di Carpenter.

 


 



Chiacchiere subatomiche a parte, vorrei sapere perché alcuni di voi considerano ciò che si fa sul Web “non reale”. Forse perché non è tangibile? O magari perché di solito si tratta di azioni che non hanno ripercussioni sul piano fisico? Vale a dire: non arricchiscono il nostro conto in banca, non curano i nostri malanni, non ci procurano soddisfazione sessuale etc etc.

Forse per molte aree della Rete questo concetto è applicabile. Perdersi per ore su Youporn, per esempio, può causare veri danni alla personalità e ai rapporti col prossimo. Così come non trovo molto positivo bazzicare i casinò online e tutti quei siti pela-quattrini che abbondano fin dai primi vagiti della Rete.

Ma i blog, i social network? Certo, possono essere gran perdite di tempo. Come – in fondo – è una perdita di tempo la partita di calcetto con gli amici. Quale soddisfazione vi ha mai dato, se non la sensazione di euforia per il gioco medesimo? E non è forse una perdita di tempo trascorrere sei ore in discoteca a dimenarsi come tarantolati? Che giovamento ne ha la vostra vita?

 

La seconda questione: gestire un blog può causare dipendenza? Senz'altro. Io un po' ne ho, lo ammetto. Aggiornare questo angolo di Web è un impegno che prendo molto sul serio, anche se è un'attività del tutto no-profit. Salvo gravi motivi di salute cerco di non saltare nemmeno un giorno di “programmazione”, fatta eccezione la sacrosanta settimana di vacaze ad agosto e qualche week end di pausa in estate, quando le visite calano per ovvi motivi climatici. Ok, a volte è un impegno gravoso, ma non l'ho mai considerato un peso, un obbligo imprescindibile o una droga.

Per contro il blog si è rivelato una fonte di arricchimento intellettuale e umano, un'alternativa colorata al grigiore della quotidianità, un completamento dei miei amici in carne e ossa (del tutto estranei al blog medesimo).

 

Non ho mai pensato di chiuderlo. Sarò un'eccezione. A volte ho pensato di ridurre i ritmi o di tagliarne alcune sezioni.

Ora come ora, per esempio, ho intenzione di chiudere con la narrativa. Milano Doppelganger potrebbe/dovrebbe essere l'ultima mia novel, dopodiché mi occuperò di saggistica leggera e di progetti di scrittura partecipativa, come il Survival Blog. I motivi che mi portano in questa direzione sono tanti, ma non è il post adatto per parlarne. Tuttavia, anche con questo taglio (notevole, per quel che concerne il mio lavoro), Il Blog sull'Orlo del Mondo andrà avanti imperterrito. Anzi, nel sono certo: migliorerà di gran lunga!

 

PS: a proposito di scrittura partecipativa, vi ricordo che è online il bando di Come September Project.


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