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Il blogging come forma di outing permanente

Da Lucas
Il blogger non si limita, come Tiziano Ferro o altri personaggi famosi, a fare outing solo per la sua sessualità (indipendentemente da quale essa sia). Egli si scopre su tutti i fronti del suo essere, si espone, si mette in piazza, anche quando finge di essere qualcosa d'altro da ciò che è. Fare outing solo per quanto riguarda la sfera sessuale è un limite, dato che la personalità, l'essere di ognuno non è racchiuso solo in essa. Esistono altre sfere, a cominciare dall'esposizione delle proprie convinzioni, fedi, incertezze, turbamenti, pensieri vari che il quotidiano vorrebbe incatenare e il blogger invece, con la smania di assoluto, vuole sciogliere. Il blogger scioglie se stesso nella rete, come un'aspirina si scioglie in un bicchier d'acqua. E i suoi principi attivi (o i suoi effetti collaterali) si manifestano subito in presa diretta sul lettore che li accoglie per trarne giovamento, o per farsi del male, o altresì solo come per avere un consapevole effetto placebo. Il blogging è uno spalancamento d'anima, ammesso e non concesso che ne abbiamo una. Da questa finestra aperta sul mondo, il blogger si affaccia e risponde ai passanti sì, ma soprattutto a se stesso. «Ricordati che devi morire», «Mo me lo segno», Troisi dixit. Una cosa del genere, dunque. Chi passa sotto queste finestre d'uomo o donna sa, che a volte, può ricevere una carezza, un fiore, un pezzo di pane, oppure, se va male, persino il contenuto dell'altrui pitale. Portate l'ombrello in caso di. Io cerco di gettare petali: che qualcuno li raccolga e ne faccia segnalibro è la mia massima ambizione.

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