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Il Boh di Bersani: la candidatura che non c'è... E ora temiamo D'Alema

Creato il 18 aprile 2013 da Tiba84

Nell’urna esplode lo psicodramma del Pd. Perché la fumata su Franco Marini non è nera, è nerissima. I suoi 520 voti sono di molto sotto il quorum necessario (672), e sono molto al di sotto pure della quota fissata da Pier Luigi Bersani per riproporre la candidatura: “Se non raggiunge quota 550 – filtrava in mattinata dall’inner circle del segretario – siamo costretti a ritirare la candidatura”.
È successo che si è materializzato lo spettro che ha accompagnato Bersani per tutta la notte, dopo la tesissima riunione al Capranica. Il Pd si è spaccato. I numeri parlano chiaro. Se ai voti complessivi presi da Marini (520) si sottraggono quelli arrivati dal centrodestra (i 221 del Pdl, i 40 Lega e pure i 9 di Fratelli d’Italia) si arriva a cifra 254. E cioè all’ex presidente del Senato sono arrivati dal centrosinistra quasi la metà dei 450 voti del suo partito. È questa la cifra del dramma. Reso ancor più acuto dal fatto che ogni linea di dissenso si è espressa in modo diverso: alcuni hanno votato Rodotà, altri si sono rifugiati nella scheda bianca, altri si sono contati su Chiamparino. Ogni opzione nasconde, ma non troppo, la necessità di un altro candidato al Colle, ma anche su un’altra linea politica.
Partiamo da Stefano Rodotà, il candidato di Beppe Grillo e su cui sono confluiti i voti di Sel ha preso 241 voti. Il numero va oltre la somma dei voti grillini (162) e di Sel (46). Ci sono ben 33 voti in più che arrivano dalle fila del Pd. Laura Puppato lo ha dichiarato apertamente. E questo è il segnale politico, inviato da chi considera necessario cucire attorno alla presidenza della Repubblica un’ipotesi di dialogo o meglio alleanza con Grillo. Non è una minoranza, anzi. Perché questo orientamento si è espresso anche nel mare di schede bianche depositate nell’urna, che fanno quota cento. Significa che non si è ricomposta la frattura emersa ieri sera nell’assemblea del Capranica, con i giovani turchi che hanno dichiarato di votare Marini (chissà), accompagnando l’apparente disciplina con dichiarazioni al vetriolo. Anzi, la frattura si è allargata. Coinvolgendo anche l’inner circle del segretario: “Ho votato scheda bianca – dichiara Alessandra Moretti –. La ricerca di un’ampia intesa parlamentare non può dividere il Pd, né ignorare la voce del paese reale".
E non è un caso che proprio dai giovani turchi arrivi la richiesta di cambiare candidato. Il primo a chiedere di archiviare la candidatura di Franco Marini è proprio Matteo Orfini: “Marini fuori – ha dichiarato categorico – ora soluzione diversa”. Non è il solo. È la stessa posizione di Matteo Renzi, grande oppositore di Franco Marini e del segretario del Pd. I suoi hanno votato Franco Chiamparino (41 voti) o scheda bianca. Un nome, quello di Chiamparino, non scelto a caso. È un messaggio a quel partito dei sindaci che sta a cuore al sindaco Rottamatore. E poi i 14 voti a Prodi, i 13 a Bonino, i 12 a D’Alema, tutti segnali di un malessere diventato aperto dissenso.

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