Sapete già che sono piuttosto contraria ai salti temporali tanto di moda nei romanzi italiani di questo periodo; come già detto penso che debbano essere limitati a certi tipi di storie e usati in maniera intelligente senza dover per forza creare una suspense inesistente che alla fine delude il lettore. Nel suo ultimo romanzo Carofiglio decide di usarli massicciamente e nel modo che per me è più odioso. Praticamente ad ogni capitolo si compie un salto temporale di 20-30 anni tornando ai ricordi dell’adolescenza del nostro protagonista. Una scelta che non condivido ma che comunque capisco possa attirare certi lettori.
La trama è molto semplice: Enrico, leggendo sul giornale un articolo sulla morte di un rapinatore, decide di tornare a Bari – dov’è nato e cresciuto – e rivivere attraverso i ricordi dell’adolescenza un particolare momento della sua vita. Siamo negli anni Settanta al culmine delle lotte tra sinistra extraparlamentare e fascisti, il tempo della violenza gratuita, delle vetrine sfondate, delle molotov lanciate come coriandoli. Enrico è un ragazzo come tanti altri, cotto della sua supplente di filosofia e praticamente senza amici. Legherà con Salvatore un estremista di sinistra che lo trascinerà nel mondo della delinquenza a sfondo politico.
Il tema è il classico ritorno al passato, i rimorsi, i ripensamenti, la sensazione di aver buttato via la propria vita, la nostalgia dei tempi che furono esplodono tra le pagine lasciandoci un senso di angoscia. Il tutto attraverso gli occhi di un scrittore col blocco creativo (che novità…) che sopravvive scrivendo i libri degli altri.
L’ambientazione è anche abbastanza azzeccata ma la trama sfiora nel banale in più punti e lascia il lettore a tratti abbastanza annoiato. Buoni comunque gli spunti di riflessione che offre: mi sarebbe piaciuto avere una professoressa di filosofia come quella tratteggiata nel romanzo. Il protagonista è studiatissimo, quasi troppo! Sembra infatti che tutta l’importanza venga data esclusivamente a lui e ai suoi pensieri lasciando tutti i protagonisti secondari appena accennati.
Mi spiace quasi di aver iniziato a scoprire Carofiglio da questo romanzo che pare non abbia entusiasmato molto nemmeno i suoi lettori più affezionati. Tre stelle per la fiducia sul fatto che i prossimi che leggerò siano qualcosa di meglio!
Voto: ★★★✰✰
♫♪ Afterlife – Arcade Fire
Hai appena infilato la giacca quando ti metti a piangere, come se qualcuno avesse fatto scattare un interruttore silenzioso e inevitabile. Prima piangi piano, in silenzio, quasi a non voler disturbare. Poi più forte fino a quando non arrivano i singhiozzi e la pena disperata per la tua solitudine e il tuo fallimento e il tuo fare finta di niente e l’amore perduto e non più ritrovato, e tua madre e tuo padre che non hai mai conosciuto davvero e adesso è tardi e per tutta questa vita che ti è passata accanto e che non sei stato capace di vivere perché volevi soltanto raccontarla, e non sei stato capace di fare neanche quello. Tutta questa vita che poi finisce, una mattina o una sera, normali come le altre. Finisce, e ti ritrovi ad averla sempre scansata. Finisce con le scintille che si disperdono nell’aria, senza accendere un fuoco e senza lasciare traccia.