con mia grande sorpresa oggi ho visto un corbezzolo spuntare da sopra un cancello vicino a dove lavoro.
ho pensato che allora il bosco mi aveva seguito fino a qui e così ho aguzzato la vista.
in pausa pranzo ho visto cinque tigli (lo so, non vale come bosco, ma tutto fa) le spine delle rose (che non sono molto diverse da quelle delle stracciabrache) l’erba di un’aiuola un po’ sofferente ma che resiste, una palma nana (che ci fa una palma nana in un bosco? nulla, ma questo ho visto) un abete, un alloro, un leccio e un glicine che sta perdendo le foglie.
allora ho pensato che se metto insieme tutti gli alberi che incontro da qui alla stazione, me lo faccio un boschettino.
come sottobosco metto i vasi dei terrazzi: gerani, salvia, rosmarino e una bici di bimbo. chi lo dice che le bici di bimbo non crescono nel bosco?
come alberi un po’ cespugliosi mescolo un po’ di glicine, di alloro, di bosso per siepi, e il corbezzolo di stamani.
e poi metto in alto le chiome dei tigli, dei platani, degli abeti di natale sopravvissuti nei giardini e la palma nana, che fa un po’ mare.
come bestie ci metto i gatti di via marconi, due piccioni (solo due) un pensionato col bastone e la camicia di flanella e il giornalaio.
e poi ci vuole il vento, nel bosco. direi che nel mio caso lo fa la scia del diciassette che romba a piene marmitte per via dei mille.
ci vogliono le fragole e quelle ce le ha la gelateria all’angolo.
e ci vuole di vedere, dall’altra parte della strada, la terra farsi sabbia e dopo poco il mare.
ma per quello ci vuole uno sforzo un po’ più grosso.