Magazine Diario personale

Il bosco dei Merry Men

Creato il 15 gennaio 2013 da Povna @povna

I Merry Men, è noto, sono dei ruvidi uomini del bosco. Tutt’altro che perfetti (anzi), condividono però il pregio (innegabile) di essere, come gruppo, estremamente risolti. Questo significa che non è che studino sempre (anzi!), non è che non combinino mai niente (anzi!!), non è che non siano mai stati messi in punizione (anzi!!!), ma che il loro atteggiamento guascone verso il mondo è fondamentalmente limpido, privo di noiose dinamiche. Se ne hanno fatta una particolarmente grossa, provano prevedibilmente a cavarsela: ma non millantano certificati di buona condotta. Molto più semplicemente, gigioneggiano: ammettono la loro colpa, e poi si appellano alla pietà del loro giudice, sbattendo, frenetici, gli occhioni. Quando l’espediente fallisce, alzano rassegnati le spalle, consegnano i pensa precisi, alla scadenza, e riprendono a cantare spensierati, senza lasciare troppo tempo.
“Certo che siamo felici, professoressa” – riportano gli annali una risposta di Piccolo Giovanni allo sguardo ammirato della ‘povna – “siamo giovani, è normale!”.
Che una classe del genere, solare e divertita (e divertente) abbia bisogno di uno spazio adatto ai propri singolari bisogni è cosa che pare solo ovvia. E proprio per questo la ‘povna era particolarmente contenta della sistemazione dell’anno scorso: un’aula sperduta negli estremi corridoi del piano terra, quasi nascosta al mondo – un po’ come una grotta (o, meglio: una radura).
Quest’anno la contrazione ulteriore delle classi ha però purtroppo lanciato la sua falce: quella stanza è stata dismessa, trasformata in un (più o meno efficiente) laboratorio di Agricoltura Tecnologica. E i poveri Merry Men, sfrattati dal loro nido caldo, sono stati assegnati a nuova sede.
“Mhm, postaccio” – ha pensato la ‘povna non appena visto il bosco – “qui, direttamente sull’atrio. Troppe persone intorno, troppo caos, troppo passeggio: in capo a una settimana ci tireranno tutti scemi”.
In realtà, si stava sbagliando. Non perché i Merry Men – effettivamente, allocati in una stanza che dà da un lato sulla strada, dall’altro sulle macchinette, a destra vicino alla scala principale, di fronte la scaletta e il bagno (i bussoli della raccolta differenziata lì a due passi, la segreteria anche, a fianco della porta di ingresso, sull’esterno, due graziose sedie e una cattedra, solo per loro) – non ne approfittino quotidianamente. Ma perché il loro approfittarsene è diventato (come tutto quel che, bislaccamente, li riguarda) un atout essenziale per la ‘povna. Nulla è infatti più semplice che chiamarsi (moderatamente fuori dalle regole), per dei pazzi come loro.
Le macchinette sono una tentazione vicinissima? Ma loro in realtà in classe ci stanno bene, e le uscite strategiche le chiedono davvero raramente. “Prof., vado a fare rifornimento” – è diventata la parola d’ordine. E significa che qualcuno si alza, e va a comprare acqua per tutti, lasciando la porta spudoratamente aperta. Dieci secondi, torna in classe, e si riaccoccola sul banco (o sopra il termosifone, o accanto alla finestra), quaderno di appunti e penna pronti, ad ascoltar la spiegazione.
“Prof., mentre lei interroga, andiamo a ripassare sulla cattedra” – la avvertono altri due. E (di nuovo a porta aperta) si appoggiano dietro l’ingresso, in questa gradita dépendance del bosco. E, senza paura di disturbare con voce troppo alta, studiano per fatti loro.
E’ normale e corretto, tutto questo? La ‘povna se lo chiede ogni giorno che passa. Senza riuscire a darsi, per ora, una risposta. Intanto, ogni mattina, sorride mentre li incontra sulla soglia (loro sbucano dallo spiraglio, e la salutano: “Ben arrivata, prof. ci vediamo all’ultima!” – la ‘povna corre, come sempre, verso altri doveri e altre classi).
E di una cosa è certa. Questa classe mette in crisi, giorno dopo giorno, il suo modo di far lezione tradizionale da più di dieci anni. Ma, nello stesso tempo, lei sa quanto profondamente il loro buffo modo di esserle sempre addosso renda, di nuovo quotidianamente, assai più divertente il suo lavoro.


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