Leggo oggi con piacere un articolo su 50&più sul Brasile, in particolar modo sulla città di Curitiba, una delle mie favorite. E’ bello leggere ogni tanto qualcosa di buono su questo paese e che non sia la solita solfa di carnevale, spiagge e pallone.
di Giovanni Orso
Dici Brasile e pensi subito al carnevale, al samba, alle spiagge di Rio e alle favelas, alla deforestazione dell’Amazzonia e al calcio dei grandi campioni; un po’ come accade agli stranieri quando pensano all’Italia, da sempre solo terra di spaghetti, pizza mandolino e mafia.
Dici Brasile e fai un po’ fatica a pensare a ecologia, efficienza, green economy, sostenibilità, concertazione, solidarietà sociale, quasi che queste realtà siano esclusiva di un certo mondo, quello industrializzato, avviato più a trovare una modalità di sopravvivenza che di crescita.
Eppure, il “Brasile che non ti aspetti” è molto più diffuso di quanto si possa credere; un frammento lo si può trovare nello Stato del Paranà, e precisamente nella sua capitale, Curitiba.
Lontana dai circuiti turistici classici, questa città di 2,5 milioni di abitanti, è balzata agli onori delle cronache un paio di anni fa, quando le fu assegnato il Globe Sustainable City Award 2010, il premio come la città con i migliori progetti innovativi nell’ambito della sostenibilità. Un successo conseguito dall’oggi al domani? Forse, sì…
Tutto è iniziato nel 1971, con l’elezione a sindaco di Jaime Lerner, un architetto-urbanista. I maldicenti raccontano che Lerner fu eletto perché considerato “inoffensivo”, e in grado di conciliare momentaneamente le varie correnti politiche locali. Fino ad allora, Curitiba era stata una città che doveva fare i conti con una popolazione più che raddoppiata in pochi anni, con un traffico caotico e con problemi di cementificazione, degrado e povertà diffusa.
Dopo un anno di “studi”, il neo sindaco sfornò un’idea per l'epoca innovativa: decise di chiudere alle auto il centro e con esso una delle arterie più frequentate (la centralissima Rua de Flores) e creare così un’isola pedonale, la prima in tutto il mondo [in Italia la prima isola pedonale fu creata a Roma il 30 dicembre del 1980], in modo da decongestionare il traffico. Si trovò subito osteggiato, in primis dai commercianti che temevano un calo delle vendite.
E allora, Lerner giocò d’anticipo. Un venerdì, subito dopo la chiusura dei negozi e degli uffici, fece isolare la zona centrale e iniziare la ristrutturazione dell’area. I lavori andarono avanti forsennatamente per tutto il week-end, e il lunedì mattina i cittadini, quando poterono tornare in centro, si trovarono di fronte ad una vera rivoluzione: era stata creata una zona pavimentata sulla quale furono sistemate miriadi di piante, fioriere, aiuole, panchine e lampioni. Pare che la gente presa dalla curiosità si precipitò in centro e colta dall’euforia della novità decise di prendere un fiore come ricordo.
Ma il “sindaco innovatore” aveva previsto anche questo: numerosi giardinieri erano pronti a sostituire i fiori strappati con altri freschi, finché dopo giorni, ebbero la meglio sui collezionisti di souvenir floreali.
Ovviamente, gli oppositori alla “rivoluzione verde” non si diedero per vinti nonostante l’impennata delle vendite, e per il sabato successivo organizzarono una marcia, con tanto di automobili, sulla zona pedonale. Ma Lerner giocò di nuovo d’anticipo, o per meglio dire d’astuzia, e il giorno seguente fece trovare la zona pedonale “inondata” di fogli giganti e di bambini intenti a disegnare su quelle tele improvvisate. Fu una vittoria senza eguali, tanto che ancora oggi il sabato è il giorno in cui i bambini possono dare sfogo alle loro creatività nel cuore della capitale.
Lerner passò quindi alla fase due: decongestionare il traffico. La ricetta delle grandi città, si sa, è la metropolitana. Che è, comunque, un costo. Il sindaco si chiese: “Che cos’è una metropolitana? Deve avere velocità, confort, affidabilità e una grande frequenza. ma perché deve essere sotterranea?”. Detto fatto. E diede vita al rapid bus, ovvero una metropolitana di superficie.
Le grandi strade furono suddivise in corsie preferenziali nelle quali gli autobus viaggiavano a velocità diverse: c’erano le corse dirette e quelle con molte fermate. Le grandi arterie poi, s’intersecavano con le vie di scorrimento per bus più lenti e con maggiori fermate, diretti verso la periferia. Nell’ora di punta i bus partivano ogni 30 secondi! Fu come avere una metropolitana ma con costi dimezzati.
La convinzione di Lerner era che, se veniva offerto un servizio rapido e efficiente, i cittadini avrebbero preferito i bus alla propria auto. E i fatti gli hanno dato ragione: inizialmente si servirono dei bus rapidi circa 54 mila persone, oggi sono oltre 2 milioni. Le fermate sono poste in tubi con un tornello d’ingresso; la quasi totalità dei passeggeri paga il biglietto [gli anziani non pagano], tenuto a un prezzo molto basso [tanto basso non mi sembra, visto che costa R$2,50] per favorire le famiglie più povere. I costi di gestione dei bus sono sostenuti dai biglietti venduti.
Parallelamente al rapid bus venne creata una fitta rete di piste ciclabili. Attualmente sono 150 i chilometri coperti. Ogni abitante ha 55 mq di verde; negli Anni ‘60 ne aveva 1 mq. La trasformazione della città ha coinvolto anche i ceti più poveri. Nel corso degli anni sono state realizzate 14mila case popolari, ma anche distribuiti terreni per costruire alloggi. I materiali vengono forniti a basso costo (le rate sono pari a due pacchetti di sigarette) [10 reais al mese? mi sembra un’esagerazione questa, qualcuno può confermare?], la consulenza di un architetto è gratuita [non ci credo]. Per ogni casa realizzata il Comune regala due alberi di cui uno da frutta. I mobili e gli elettrodomestici usati vengono raccolti, riparati e dati alle famiglie bisognose [sarò cinico, ma qui sembra che Curitiba sia il Paradiso Terrestre, ma non è così].
La mortalità infantile è un terzo rispetto a quella nazionale; l’età media è di 72 anni. 36 sono gli ospedali in città, l’assistenza e le medicine sono gratuite. Il 96% degli abitanti è alfabetizzato, e l’83% è diplomato o laureato. Sono 74 i musei e centri culturali e 30 le biblioteche disseminate nei quartieri; sono i “fari del sapere” perché hanno un faro bianco e rosso che svetta nel cielo.
Jaime Lerner è stato sindaco per tre mandati di seguito. La sua lungimiranza ha fatto sì che Curitiba oggi sia una delle città più green del pianeta, obiettivo che ha raggiunto con pochi investimenti incentrati sulla persona. Eppure di questa città se ne parla poco. E c’è da chiedersi il perché.