Visto in VHS.
Un altro film francese di fuga dal carcere più o meno dello stesso periodo di “Un condannato a morte è fuggito”. Per pura fatalità li ho visti vicini e non riesco a considerarli separatamente…
Le due opere sono diametralmente opposte, solitaria, silenziosa e scarna l’altra, tutta costruita sui rapporti tra i 5 condannati la questa. Una fuga tutta cerebrale, pensata e preparata più che attuata la prima, un lavoro quasi improvvisato e tutto muscolare il secondo…
Fra i due preferisco la maggior inerenza alla realtà di questo film di Becker piuttosto che il sottile gioco metafisico di Bresson, anche se pure questo film non è scevro di difetti.
Becker si preoccupa di mostrare una fuga tutto sommato semplice in ogni dettaglio, mostrando ogni attimo di lavoro e rendendo la fatica dell’abbattimento di un muro in cemento come l’atto eroico di questi 5 carcerati; l’idea certamente funziona, ma esagera, rallenta molto il film, ma soprattutto rischia di annoiare; l senso sarebbe stato ben trasmesso anche con se il lavoro non fosse stato seguito quasi in tempo reale.
Il due finali poi risultano molto diversi, questo è terribilmente amaro e cinico, e francamente potente nella sua normalità. Assolutamente il film di fuga migliore mai realizzato, data la sua assoluta verosimiglianza.