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Il buen retiro di Rondolino

Creato il 20 agosto 2011 da Maurizio Lorenzi

E l’America scopre il buen retiro di Rondolino

La casa vicino alla Valle della Morte: il giornalista, ex portavoce di D’Alema, finise sul New York Times

MILANO – La casa dei sogni a poche miglia dalla Valle della Morte. Il New York Timesdedica un lungo articolo al buen retiro di Fabrizio Rondolino, l’ex portavoce di Massimo D’Alema e oggi editorialista de Il Giornale che si trova nella contea di Nye, a circa 200 km da Las Vegas. Il giornalista cinquantunenne, assieme alla moglie Simona Ercolani, nel 2005 ha acquistato per 70.000 dollari 40 acri di terra nel deserto del Nevada e successivamente ha incaricato Peter Strzebniok, giovane architetto tedesco che vive a San Francisco di costruire una casa prefabbricata di circa 110 metri quadrati. Da diversi mesi i lavori sono terminati, per una spesa complessiva di 290.000 dollari e Rondolino, ogni volta che gli impegni e il lavoro glielo consentono, vola in Nevada per godersi la pace e la tranquillità del deserto americano.

CASA PREFABBRICATA – Le varie sezioni della casa, che è composta da tre camere da letto, due bagni, un ufficio e che ha una vasca idromassaggio sul terrazzino, sono state fabbricate a Reno, capoluogo della contea di Washoe che si trova a circa cinque ore dall’abitazione e successivamente sono state trasportate nel deserto. I vicini sono davvero pochi, per lo più anarchici e mistici alla ricerca di Dio (a mezzo chilometro dalla casa di Rondolino vi è una cappella costruita da Jerry, un eremita che teme l’Apocalisse). A circa sette miglia invece c’è lo Shady Lady Ranch, un bordello frequentato da gente di passaggio, mentre il paese più vicino si chiama Beatty ed è a non meno di 30 miglia. Qui la famiglia Rondolino fa la benzina e la spesa prima di rituffarsi in pieno deserto tra coyote e città fantasma.

L’AMORE PER IL DESERTO – L’amore per il deserto è stato trasmesso alla coppia italiana da Zabriskie Point, il film di Michelangelo Antonioni sulla controcultura Anni Sessanta che fu girato proprio nella Valle della Morte. Rondolino e la moglie visitarono questo territorio per la prima volta 18 anni fa e se ne innamorarono immediatamente. Nel corso degli anni i due sono stati in altri celebri deserti (il Simpson in Australia, il Gobi in Mongolia e quello di Atacama in Cile), ma circa 10 anni fa, durante un periodo difficile della loro vita sentimentale, passarono alcune settimane proprio nella Valle della Morte: «Abbiamo avuto una sorta di crisi emotiva in un luogo che abbiamo chiamato ironicamente la Montagna dell’ultima possibilità – racconta Rondolino al quotidiano newyorkese – Ma fortunatamente, questa non è stata la nostra ultima possibilità. Siamo tornati in Italia e dopo due mesi stavamo di nuovo assieme».

NAVICELLA SPAZIALE – Dopo aver deciso di costruire una dimora in mezzo al deserto, la signora Rondolino, ritenne giusto seppellire per sempre nelle rocce di questo territorio il suo anello nuziale: «L’ho fatto perché a questo luogo saremo per sempre legati – dichiara Simona Ercolani- Qui ci siamo persi e qui ci siamo ritrovati. Questo posto è il simbolo del nostro amore. Seppellendo l’anello, ho sepolto la parte triste della nostra storia». Adesso che il dolore è passato e la casa ha cementato il loro amore, la coppia dichiara di essere orgogliosa di questa dimora prefabbricata, nella quale si distinguono colori che ricordano il deserto e dove l’idea di costruire una piscina è stata subito scartata: «Non si può avere una piscina in mezzo al deserto – dichiara il giornalista – Quella è roba da star di Hollywood». Da parte sua, la Ercolani sottolinea come dalla camera da letto con vetrate a tutta altezza si può assistere a uno spettacolo unico: «Lo scorso Natale siamo rimasti qui una settimana – dichiara la produttrice televisiva – Nella notte si potevano vedere le stelle in movimento». Rondolino aggiunge: «C’erano miliardi di stelle da ogni parte. Sembrava di essere su una navicella spaziale».

Francesco Tortora. www.corriere.it

Segnalazione di Bruno Calaprice


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