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Il cacciatore di suoni: Alan Lomax

Creato il 13 aprile 2013 da Blogdispiccioli @blogdispiccioli

Il cacciatore di suoni: Alan Lomax.
Alan was one of those who unlocked the secrets of this kind of music. 

So if we've got anybody to thank, it's Alan. Thanks, Alan. 
Bob Dylan
Si chiamava Red Channels, ed era un pamphlet redatto nel 1950 per denunciare la presenza di simpatizzanti del comunismo nel mondo dell'intrattenimento statunitense. 151 nomi catalogati in ordine alfabetico, sorvegliati dai federali per le loro presunte frequentazioni o per indiretti riferimenti  ad un ipotetico sostegno ai "rossi". In quella lista compariva il nome di Alan Lomax, musicologo e ricercatore, già presente nei rapporti segreti dell'FBI per il suo strano modo di non dare valore al denaro, di non curarsi del suo aspetto e di interessarsi solo di musica folk. Può sembrare una motivazione ridicola, ma all'epoca tanto bastava per costruirsi una cattiva reputazione e per inimicarsi l'establishment. Eppure Alan Lomax fu una delle prime persone ad essere assunte nell'archivio musicale della Library of Congress di Washington.

Il cacciatore di suoni: Alan Lomax.

Alan Lomax con Woody Guthrie.


Suo padre, John, era un musicologo e a lui si deve l'origine di questa grande passione. Tra il 1933 e il 1942 avevano lavorato fianco a fianco per registrare i canti popolari dei lavoratori nei campi, i blues del delta del Mississippi e le melodie dei penitenziari. Un contributo, quello di padre e figlio, fondamentale all'affermazione del genere folk anche nella grande distribuzione discografica. A venticinque anni Alan Lomax poteva vantare collaborazioni con alcuni tra i più grandi autori americani, tra cui Woody Guthrie e Pete Seeger, con i quali aveva curato un'antologia di canzoni di protesta Hard Hitting Songs for Hard-Hit People. Subito dopo essere stato inserito nella blacklist del Red Channels, Alan Lomax partì alla volta dell'Inghilterra, prima tappa di un lungo soggiorno in Europa che gli permise di ampliare il suo archivio musicale. In Spagna la sua ricerca si scontrò con la volontà del regime franchista di ottenere la registrazione di musiche sottoposte al controllo delle autorità. Lomax riuscì a sviare dalle volontà del governo autoritario, registrando un numero impressionante di canzoni senza badare alla presenza costante della Guardia Civil che seguiva i suoi spostamenti. Il successo di questa spedizione fu tale, che anche i grandi artisti americani ne assorbirono l'influenza. L'esempio più importante è certamente quello di Sketches of Spain (Miles Davis e Gil Evans), pietra miliare dell'incontro tra jazz e sonorità folk.

Il cacciatore di suoni: Alan Lomax.

Roberto Genovese, il cantastorie siciliano.


Alan Lomax arrivò in Italia nel 1954 per condurre una ricerca di un anno lungo tutto la penisola a bordo di un pulmino Volkswagen pieno di attrezzatura. Compagno di quel viaggio fu il prof. Diego Carpitella, col quale condivise l'entusiasmo per quella spedizione pionieristica. Oltre alle testimonianze sonore, Alan Lomax scattò moltissime foto: "L'anno più felice della mia vita" è il titolo del suo libro di memorie sull'Italia. Un testo dove Alan Lomax inserisce i pensieri tra le fotografie raccolte durante il viaggio. Descrive la pesca del tonno, raccontando i volti di uomini che sembrano i discendenti dell'equipaggio di Ulisse e incidendo su nastro lo scricchiolio della barca che fa da sottofondo ai canti. L'"Americano", come veniva chiamato dai paesani che lo circondavano nei suoi spostamenti, iniziò il suo lavoro partendo dalla Sicilia, dove il ricordo della guerra era ancora vivido e l'insofferenza verso gli statunitensi ancora palpabile. In un pomeriggio di luglio riuscì ad assistere all' interpretazione di un cantastorie, intento a riprodurre le gesta di Rolando. Seduto su una seggiola e armato di spada, il giullare di Palermo intratteneva un pubblico numeroso e poverissimo, ma che conosceva perfettamente i passi del cantastorie. 

Risalendo lo stivale ebbe modo di conoscere il regista Vittorio De Seta, che proprio in quel periodo stava girando un documentario intitolato Lu tempu di li pisci spata. Tra i due ci fu uno scambio di reciproca ammirazione e le registrazioni di Lomax furono usate nel film. Anche Pier Paolo Pasolini ebbe modo di ascoltare i nastri del ricercatore statunitense e utilizzò le registrazioni condotte in Campania per musicare il suo Decameron, anche se la pellicola non menzionava Lomax per il suo contributo. Nei suoi quaderni, Alan Lomax non manca di appuntare alcune righe sull'ospitalità riservata a questa inedita carovana. Spesso non venivano accettati i soldi che lui e Scarpitella offrivano ai musicisti arruolati nei piccoli paesi di provincia, accettando di buon grado una bottiglia di vino. Nelle osterie di Vergato, in provincia di Bologna, furono accompagnati dal partigiano Sergio "Gino" Sarti alla ricerca dei canti più autentici della tradizione emiliana. 

Il cacciatore di suoni: Alan Lomax.

Tornato negli Stati Uniti, potè assistere all'esplosione del movimento folk degli anni sessanta, di cui lui fu sicuramente promotore. Oltre ad aver iniziato quello che si potrebbe definire un jukebox globale, Lomax pose le basi per lo studio antropologico della musica, pubblicando numerosi saggi e testimonianze tratte dai suoi viaggi. Carl Sagan si avvalse della collaborazione di Lomax per stilare la scaletta dei brani da incidere sul Golden Record, il disco preparato per essere traghettato dalla sonda Voyager 1 fuori dal sistema solare. 

L'archivio di Alan Lomax è disponibile sul sito della fondazione Cultural Equity. Anche il canale ufficiale su Youtube contiene numerose registrazioni video, ma il lavoro di riversamento digitale sembra non volersi esaurire. Una straordinaria eredità ed un contributo inestimabile alla storia della musica da parte di un vero attivista della cultura.  

Alessio MacFlynn



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