Magazine Cucina

Il caffè della moca

Da Sandalialsole
In Romagna per un paio di giorni e per non piacevolissime incombenze, l'ultima cosa che abbiamo voglia, tempo e in fondo anche risorse (credo non ci sia rimasto nemmeno il sale, figuriamoci l'olio o l'aglio per la più classica delle spaghettate estemporanee) di fare è cucinare. Così vai di trattoria. Che tanto qui cene sono ancora. E comunque questa è quella di sempre. Quella dove la carta non c'è. Te lo dicono loro quel che va oltre il menù tradizionale. Cioè la tagliatella o il cappelletto. Lei rigorosamente al ragù. Lui rigorosamente in brodo. E la parma, se proprio la vuoi, te la mettono loro di là in cucina. E il vino sfuso si conteggia con quel che ne lasci nella bottiglia. Tanto per capire. Comunque nessuno di noi ha voglia di andare oltre, così vai di tagliatella, che è gialla d'uova che fa festa a guardarla. Poi chiedi il caffè. Macchiato per me. Un po' lungo per lui. "Ma va che è quello della moca. Perciò te lo verso alto nella tazza, che va bene lo stesso". E mica vorrai discutere, no?

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