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Il Caffè letterario di Bergamo chiude. Possibile?

Da Maurizio Lorenzi

ScreenShot092Proprio così.

Il Caffè Letterario di Bergamo chiude. L’annuncio appare tra le righe dimesse di un evento pubblicato su Facebook. La festa d’addio del Caffè Letterario di Bergamo si celebrerà sabato 18 maggio.

Suona strano parlare di una festa di chiusura che invece ha il sapore di un lutto per tutti coloro che amano l’arte, la letteratura o più semplicemente la libera espressione, senza vincoli di sorta. Ma di fatto la contraddizione non c’è, per chi conosce Patrizia e Andrea e la loro filosofia di vita. Persone ricche di discrezione e leggerezza, prodighi di sorrisi, al di là di ogni difficoltà e non ultimo, sempre pronti ad aprire le porte. Sempre. A tutti. Nessuno escluso, anche in occasione della celebrazione del loro addio. Ecco perché la contraddizione si legge ma non c’è.

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Patrizia e Andrea, unici nella loro essenza culturale. Mosche bianche in una città in cui “il target” marchia in modo indelebile i salotti buoni e prestigiosi, rendendo complicato, se non impossibile, trovare spazio se non hai già un nome o un cognome “noto” che tira e che fa vendere e porta gente. A prescindere. Nulla di male, intendiamoci. Sono le regole del gioco e soprattutto del mercato di Bergamo e italiano in genere. Eppure proprio la diversità dell’attività letteraria e artistica del Caffè letterario rappresenta da sempre il vero valore aggiunto di un locale che sa innegabilmente di storia e tradizione cittadina. Un luogo che è divenuto un punto di riferimento, un approdo sicuro che sai che è lì, dietro l’angolo, a portata di mano. Sempre. Tutto l’anno. Festivi compresi se ti va.

Un punto di riferimento. Libero. Per tutti.

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Libero di invitare Enrico Ruggeri a presentare l’ultimo suo libro e la sera dopo dare spazio un autore letterario sconosciuto, il classico signor nessuno. Entrambi trattati con garbo e grazia perché l’arte al Caffè Letterario e solamente Arte. Libera. Per tutti.

Ecco a cosa mi riferisco quando parlo di “un punto di riferimento. Libero. Per tutti.”

Nel corso degli anni, molti di noi sono divenuti amici di Patrizia e Andrea. Certo, siamo in tanti. Ma forse se si trovano al bivio, di fronte a un punto di non ritorno, pronti a chiudere i battenti, un po’ di colpa ce l’abbiamo anche noi. Sì. Temo di sì. Forse non siamo stati attenti e collaborativi al punto giusto, ci siamo adagiati sulle nostre comode poltrone, lasciando che per inerzia il Caffè Letterario andasse avanti all’infinito, da solo, mentre noi lo frequentavamo in modo saltuario, accendendoci  tratti, come pigre lampadine al neon. Forse abbiamo dato per scontato l’importanza di esserci. Fisicamente. Credo che sia il caso di rifletterci.

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In queste ore è inutile addentrarci in ragionamenti e analisi tecniche o sociologiche. Ai potenziali errori su impostazioni commerciali e gestionali su iniziative o clientela ci avranno già pensato Patrizia e Andrea. Chissà quante volte. A noi non compete entrare nel merito. Il rammarico resta grande e il vuoto culturale che si prospetta in via San Bernardino e dintorni sarà probabilmente molto più pesante di quanto ci si possa immaginare.

Non ci resta che immergerci nella riflessione e magari confidare nella forza delle idee, perché la libertà di espressione è l’unica speranza per confidare in un mondo migliore. Al di là di ogni frase fatta.

Qui si tratta solo di onestà intellettuale e di preservare i punti di riferimento. Liberi. Per tutti.

   MaLo


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