Certo, è più che lecito osservare che non si possa far affidamento su un caimano, per quanto in là con gli anni, per evitare di ripiombare nella palude. Ed è altrettanto lecito far notare l’inopportunità di mettere il suddetto caimano (al secolo, superfluo dirlo, Silvio Berlusconi) nelle condizioni di ritagliarsi un profilo da padre costituente. Ma in realtà, il caimano è in una situazione di forza tale da non poter recitare altro che il ruolo di utile idiota di Renzi; e la cosa più sorprendente è che l’ex premier-senatore-cavaliere (e sarebbe anche il caso di dire ex-caimano) pare perfettamente conscio del suo ruolo e lo accetta non per rincoglionimento senile, ma semplicemente perché questo è il minore dei mali per lui. Irrimediabilmente sorpassato da Renzi nella capacità mediatica, continuamente alle prese con le insubordinazioni delle sue creature politiche, tutte intente ad allenare mandibole e denti, in vista della guerra di successione; finanche messo in minoranza nel partito di cui è stato il padre-padrone (ed ora, pateticamente, soltanto il totem), Berlusconi non può far altro che gettarsi nelle braccia di Renzi, disposto a tutto pur di scongiurare che si vada alle elezioni nel 2015.
Ed è altrettanto conscio di come sia aleatorio affidarsi alla parola del giovane premier, il quale ha come principale dote che gli sta consentendo di spadroneggiare sulla scena politica italiana, a fronte della mancanza di uno specifico e stabile orizzonte programmatico, proprio la capacità improvvisativa che può essere dispiegata in diverse e anche opposte direzioni. Renzi è in una botte di ferro: che si realizzi o meno l’orizzonte dei mille giorni gli è indifferente. Le coperte troppo corte per scaldare contemporaneamente Forza Italia, Ncd e Sinistra Pd, in particolare in tema di giustizia e lavoro, rendono alquanto impervio il cammino del governo, ma questo è un problema per Berlusconi, non certo per Renzi, il quale anzi si troverebbe in una condizione ben più confortevole se altri lo costringessero ad elezioni, ovviamente una volta approvata la nuova legge elettorale, accompagnata dal superamento del bicameralismo perfetto.
Dispiace per il priapico nonnetto d’Italia, ma le probabilità che si vada al voto entro la primavera prossima sono piuttosto alte. Con l’attuale composizione parlamentare e con le lungaggini insite nel sistema bicamerale italiano, se pure si riuscisse ad evitare la palude sempre incombente, i tempi delle riforme non sarebbero comunque in grado di tenere il passo di un piano di rilancio sostenuto dall’Europa. Se Berlusconi avesse ancora l’autorità dei tempi andati, nel suo partito, non avrebbe difficoltà a compattarlo sulle sue posizioni, ma i fatti mostrano una fibrillazione costante di colonnelli e delfini, con una sempre più aperta guerra dichiarata dagli aspiranti leader al cerchio magico berlusconiano.