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Il calcio che vorrei

Creato il 23 settembre 2010 da Fabio1983
Il calcio che vorreiIL REAL CERVETERI SI AFFIDA A WILSON
Io, per Il Corriere Laziale di oggi (pag. 11)
Una vita nel calcio, quella di Pino Wilson, storico capitano della Lazio di Maestrelli, campione d'Italia nel 1974. E adesso quella vita nel calcio prosegue. Riparte, per meglio dire, tra i dilettanti nel ruolo di direttore tecnico del Real Cerveteri (compagine che milita in Terza Categoria). Un'avventura che per Wilson è ricca di stimoli. L'idea di lavorare a contatto con i giovani lo entusiasma “Ho accettato questo incarico incoraggiato da diversi amici. Ma anche, e soprattutto, dalla felicità di tornare ad approcciare con l'ambiente del calcio. Per me è un fatto normalissimo riavvicinarmi a un campo di gioco, non è molto rilevante l'ambito in cui si lavora. Professionisti o dilettanti non cambia in questo senso. Nel Real Cerveteri mi occuperò dell'intera area tecnica, ma non nego che dedicherò particolare attenzione al settore giovanile”.
Una vita per il calcio. Wilson conosce bene la realtà del pallone, i sacrifici e le difficoltà per raggiungere un determinato traguardo. Tutti valori che l'attuale direttore tecnico del Real Cerveteri vuole trasmettere ai ragazzi. Fermo restando che tanti modelli di oggi sono “virtuali” e che i giovani non devono mai lasciare da parte gli impegni della vita. “Mi immedesimo molto nei giovani che cercano un futuro nel calcio. È un mio obiettivo contribuire alla loro crescita, soprattutto sotto il profilo umano. Cercherò di parlare con loro, di non distrarli da quelle che sono le priorità della vita. Quando si è molto giovani – osserva Wilson – il calcio non può essere tutto. La scuola, ad esempio, viene prima, l'educazione è fondamentale. Tanto che ho preteso dalla società Real Cerveteri la possibilità di avere ogni trenta, quaranta giorni un colloquio con i genitori dei ragazzi per sapere se i progressi calcistici e quelli scolastici procedono di pari passo. Per conoscere, insomma, il loro stato, essere certo che tutto vada bene”.
Nuovi talenti. Naturalmente, afferma Wilson, ben vengano i campioni. “Se spunta un campione, ben venga. Però l'ideale sarebbe che ciò accada attraverso scelte mirate, un percorso oculato e non inseguendo miti 'virtuali'. È giusto che i ragazzi si preparino al quotidiano. I calciatori professionisti – prosegue l'ex capitano della Lazio nella sua disamina – sono dei privilegiati. Sono persone fortunate, almeno al confronto con tanti altri lavoratori. Io stesso sono stato molto fortunato. Vorrei che tutti vivessero la medesima condizione anche perché, non nascondiamoci, il bambino italiano cresce con il pallone in mano. Il calcio è un aspetto rilevante della nostra società. C'è anche da valutare l'approccio mediatico, in tutto ciò. Che non sempre, purtroppo, dà il buon esempio. Talvolta si è esausti da tutto il clamore che ruota intorno a questo sport e un po' di relax non guasterebbe. È perciò fondamentale, ripeto, mantenere il ragazzo concentrato nei vari ambiti della giornata. La crescita di un futuro campione deve avvenire gradualmente, attraverso l'allenamento e la disciplina. Già un miglioramento tecnico, ad esempio imparare a calciare il pallone in un certo modo, significherebbe molto”.
La nuova avventura. Quella di Pino Wilson alla corte del presidente del Real Cerveteri, Salvatore Terilli (che tanto lo ha voluto in società), appare quindi più una missione che la semplice accettazione di un incarico sportivo. Mettere la sua esperienza a disposizione dei giocatori, dalla prima squadra alla scuola calcio. Essere un “mentore”, saper consigliare. E farlo con la stessa passione di sempre. Non ha importanza dove si è, in quale serie o campionato si milita. Un concetto, quest'ultimo, ribadito più volte da Wilson. Quando è approdato al Real Cerveteri cosa le è stato chiesto? Quali sono gli obiettivi della società? “Se devo essere sincero – risponde sicuro Wilson – il problema della categoria o di vincere il campionato non me lo pongo più di tanto. Voglio divertirmi e divertire, stare a contatto con i ragazzi è già di per sé motivo di grande orgoglio”.

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