Magazine Cultura

“Il caldo buono”: antologia curata da Mara Venuto per i tipi Aljon

Creato il 25 luglio 2011 da Iannozzigiuseppe @iannozzi

Il caldo buono

intervista di Iannozzi Giuseppe

Aljon editrice
Aljon editrice – Collana Il mirto e il lentisco
pp. 96, Euro 12,00
ISBN 978-88-96313-11-4

Dall’introduzione di Mara Venuto: “… Gli autori sono quasi tutti meridionali, questo sì, e quasi tutti provengono da quell’Italìa (l’accento sulla i non è un errore, ma il nome che le diedero gli Elleni…) che è la fronte jonica della penisola, primo nucleo di quella che chiamiamo Magna Grecia. Li accomuna una certa fiducia nella scrittura, che va al di là del bene, del male e degli stili per diventare in un certo qual senso una via di uscita da un presente abbastanza obbrobrioso. Scrivere infatti migliora se stessi, ancor prima dell’intavolare un dialogo col lettore; e leggere migliora ancora di più, anche nell’esiguo, difficile spazio del racconto breve…”

Il caldo buono - AA.VV. - a cura di Mara Venuto

Il caldo buono - AA.VV. - a cura di Mara Venuto

Dunque, partiamo dal titolo, “Il caldo buono”. Perché?
“Il caldo buono” cita, nel titolo, una strofa della lirica “Natale” di Giuseppe Ungaretti.: “Qui non si sente altro che il caldo buono”. Nel 1916, nel corso della Grande Guerra, in licenza dal fronte, Ungaretti si sente estraneo al tempo festivo: la felicità e l’allegria che connotano i giorni natalizi gli appaiono forzate e faticose. Ferito nell’anima dalla ferocia del conflitto, desidera solo restare in raccoglimento, al riparo del calore del focolare. In sintonia con lo spirito del poeta, la raccolta di racconti “Il caldo buono” accompagna per mano i lettori in un tempo privato e intimo, di ricerca di significato e valore, di costruzione di uno spazio di riflessione in cui rileggere la vita, attraverso vicende umane immaginarie ma mai del tutto estranee.

2. Nei racconti della silloge “Il caldo buono” è possibile leggere un certo grado di ottimismo, di fede nella Provvidenza. Sbaglio?

“Il caldo buono”: antologia curata da Mara Venuto per i tipi Aljon
I racconti contenuti nell’antologia profumano di “buono” nel senso della delicatezza e della tiepida nostalgia che pervade buona parte di essi, seppure con i dovuti momenti di dissonanza. L’abbandono alla Provvidenza preferisco identificarlo con un’ostinata e coraggiosa fiducia nell’uomo, nelle sue possibilità di rinascita e ricostruzione, nelle risorse intime capaci di regalare nuove occasioni di felicità malgrado errori, fallimenti, cadute.

3. Forse cadendo in errore, ma gli autori coinvolti ne “Il caldo buono” credono in una Provvidenza manzoniana, per cui, alla fine, anche quelle situazioni all’apparenza più tragiche e disperate, alla fine trovano una loro felice conclusione.
Più che di Provvidenza in senso manzoniano e quindi fideistico/religioso, ne “Il caldo buono” c’è la convinzione di fondo che la vita stessa offra opportunità di riscatto e abbia uno sguardo bonario e una mano generosa nonostante non risparmi, talvolta, la durezza del nerbo. Gli autori hanno tutti il merito di creare geometrie contorte e singolari, come le trame di ogni esistenza, senza che la meta, qualunque essa sia, venga mai dimenticata o persa di vista. I protagonisti dei racconti sono tutti personaggi rivestiti di vitalità, di fede nell’esistenza, da vivere ognuno a proprio modo: chi rettamente, per vie conosciute e coerenti, e chi lungo i sentieri impervi e accidentati della propria personalissima coscienza.

4. Oggi come oggi è difficile trovare sul mercato romanzi e racconti che portino della luce e una speranza di umiltà al lettore. Gli autori de “Il caldo buono” ci suggeriscono che vivere e vivere meglio è possibile, a patto che si abbia fede nel divino.
Vivere meglio è possibile se non si smette di aver fede in qualcosa. Influisce poco sugli effetti propulsivi di quella fede che essa sia legata ad un’entità divina oppure all’uomo stesso, all’amore, ad un progetto di vita, alla famiglia. O che discenda dalla passione per il proprio lavoro, da un legame di amicizia e solidarietà. Preferisco interpretare in un senso più ampio la “religio” che nutre le pagine de “Il caldo buono”: come un coriaceo coraggio di credere, e una fiducia “ostinata e contraria” (per citare De André) capace di illuminare qualunque esistenza, anche la più piccola, semplice e anonima.

5. In questa raccolta di racconti da te curata gli autori sono tutti o quasi appartenenti a una specifica area geografica italiana, quella ellenica. Perché questa scelta?
Innanzitutto per un omaggio alla casa editrice “Aljon”, acronimo di “Al-Alto” e “Jon-Jonio”, nata nella punta del nostro stivale, in quella Calabria ruvida e rocciosa, calda di sole, con la vocazione marinara all’andare e con lo sguardo verso l’altrove… Inoltre, essendo pugliese, il richiamo a quella Magna Grecia dei fasti del passato, ad un’epoca di ricchezza e fioritura culturale, mi sembrava beneaugurante, un tributo alla nostra storia e ad un Sud che, nonostante tutto, custodisce talenti che meritano di essere portati alla luce.

6. A tuo avviso, la dimensione del racconto, lungo o breve che sia, che vantaggi porta allo scrittore? E al lettore? Ed ancora: è più difficile scrivere un racconto o un romanzo di mille pagine?
Spesso il racconto è la prima forma letteraria a cui un aspirante scrittore si accosta per provare le proprie attitudini narrative. Quasi per una sorta di umiltà o di timore al cospetto della complessità del romanzo, nell’idea romantica che fra il racconto e il romanzo stesso sussista la differenza fra un breve sentiero di campagna e una highway americana contorta e percorsa da infiniti veicoli… In realtà, la struttura più sintetica del racconto esige l’arte di non produrre una sorta di compressione nella trama, di non smarrire il senso della storia in un vuoto esercizio di stile, di non confermare l’eventuale matrice di “test” di abilità da neofiti. Personalmente, amo molto il racconto e lo rispetto, quanto al genere e alla forma: non a caso, sia la mia prima pubblicazione “Leggimi nei pensieri” che “Il caldo buono” sono entrambe sillogi di racconti. Un’antologia ben scritta, a mio modo di vedere, può incontrare le esigenze di un lettore particolarmente impegnato e alle prese con una vita frenetica: penso alle donne che lavorano e, la sera, dopo aver messo a letto i figli, crollano sulle pagine del romanzo cominciato ormai da mesi, di cui hanno finito col perdere il filo della trama e la passione per la storia… Per gli scrittori, invece, un vantaggio nella scelta della forma breve non esiste, almeno sotto un profilo materiale o di opportunità editoriali poiché le raccolte di racconti hanno pochissimo mercato, a meno di non chiamarsi Raymond Carver ed essere bravi come lui.  D’altronde, oggi, trova spazio nella librerie una molteplicità di romanzi che ha più la veste del racconto lungo che non del romanzo vero e proprio, inteso come da tradizione. Dunque, è solo una questione di idee, capacità, scelte e… fortuna.

7. Potresti tracciarmi un profilo umano e non strettamente biografico degli autori accolti ne “Il caldo buono”?
Innanzitutto, colgo l’occasione per ringraziarli, uno per uno, per il loro apporto e, ancora di più, per la passione e l’umiltà con cui hanno preso parte al progetto de “Il caldo buono”. Con alcuni di loro preesiste un legame personale di amicizia e stima, mi riferisco ad Angela Ferilli e G, i due scrittori tarantini che ho coinvolto nella raccolta. Ad altri mi lega un rapporto di proficua collaborazione: penso a Mariagrazia Scarnecchia,  autrice per “Il caldo buono” ed editrice Aljon, per la quale curo il profilo critico del Quadrimestrale di Letteratura italiana del ‘900 “Il Fiacre n° 9”. Altri ancora ho avuto modo di conoscerli, virtualmente e non solo, nel corso dei mesi di lavoro in vista dell’uscita del volume. Si tratta di autori prevalentemente meridionali, con le eccezioni dello scrittore viareggino Ivano Mugnaini e del torinese Teodoro Lorenzo. Tutti sono accomunati dall’amore sincero per la parola scritta e dalla voglia di produrre e veicolare cultura.

Mara Venuto

Mara Venuto

8. Rispetto al tuo esordio avvenuto con “Leggimi nei pensieri”, il tuo stile è radicalmente cambiato. E’ vero, sono passati un paio d’anni o poco più, ma è notevole la tua maturazione artistica e umana. In questo lasso di tempo, come e quanto è cambiata la scrittrice Mara
Venuto?

Da “Leggimi nei pensieri” e dagli scritti del mio blog (ormai chiuso) “ilblorumdimara”, la principale evoluzione è nello stile, nella costruzione sintattica e semantica e nelle scelte linguistiche. Si è trattato di un cambiamento ponderato e voluto, nato dall’esigenza di “pulire” la mia scrittura per renderla più liscia, meno “intarsiata e scolpita”; con l’obiettivo di far scivolare il lettore sulla trama, lasciandolo assorto a meditare sulla complessità psicologica del personaggio e meno sulle sperimentazioni della scrittura. Sono più interessata, ultimamente, agli intrecci delle storie che non alla lingua, mentre lo spazio dedicato all’approfondimento interiore e all’introspezione restano i medesimi della mia prima raccolta di racconti/monologhi. Di certo, la forma breve comincia a starmi un po’ stretta.

9. Il tuo racconto parla di una sfida con sé stessi. C’è di riflesso anche un po’ del tuo vissuto?
Mentre in “Leggimi nei pensieri”, nascoste fra le pagine, nelle parole e nelle riflessioni di alcuni personaggi, c’erano tracce di me e della mia personale esperienza di vita, ne “Il cesto” il mio contributo è unicamente immaginifico. Sebbene io viva quotidianamente la dimensione della sfida con me stessa e con la vita perché sono una cacciatrice di stimoli e di esperienze nuove. Giulia, la protagonista del racconto, è una giocatrice professionista di pallacanestro e l’ispirazione nel delineare la sua vicenda umana, oltre che sportiva, me l’ha offerta il fatto di seguire per lavoro il Cras Basket Taranto, squadra femminile di A1 della mia città. Dunque, del mio vissuto c’è la delineazione di un contesto che frequento e di cui partecipo, e che rivela dinamiche particolarissime, individuali e di gruppo, generate dall’agonismo.

10. Chi potrebbe essere il lettore ideale de “Il caldo buono”?
Chiunque ami le buone storie e la buona scrittura. Un lettore colto ne apprezzerà la poliedricità delle sfumature stilistiche e la ricchezza contenutistica. Un lettore più semplice, meno impegnato, troverà spazio per l’ispirazione e per l’immaginazione, grazie a racconti di tradizione e a novelle fiabesche disseminate nel corpo di un’antologia mai banale, né noiosa.

11. I tuoi progetti per il futuro? Hai già nel cassetto un lavoro che intenderesti pubblicare?
Più che su progetti immediati, legati principalmente alla mia attività giornalistica, preferisco soffermarmi su un desiderio, un proposito: la voglia di dedicare più tempo alla scrittura, nell’arco della mia giornata normalmente convulsa. Sento il richiamo di uno spazio libero e generativo in cui  svuiluppare le tante storie che popolano la mia mente… Di concreto, comunque, c’è un romanzo già iniziato e il progetto appena abbozzato di un testo teatrale.

12. “Il caldo buono” è stato presentato all’Eno’ Wine Bar di Taranto proprio in questi giorni. Una breve sintesi della presentazione.
La prima presentazione, già archiviata, ha avuto luogo lo scorso 15 luglio, nella mia città. Abbiamo scelto come location l’Enò, un raffinato wine bar posto di fronte ad una cornice naturale molto suggestiva, la laguna di Mar Piccolo. La serata è stata condotta da Giuseppe Mazzarino, pregiata firma delle pagine culturali de La Gazzetta del Mezzogiorno (edizione di Taranto), che ha curato anche la postfazione de “Il caldo buono”. La particolarità dell’evento è stata l’aver radunato un pubblico numeroso e colto, uomini e donne della città amanti dell’arte e della cultura in ogni sua forma. Scrittori, poeti, fotografi, artisti, lettori di solida esperienza hanno accolto il nostro invito e riservato interesse ad un progetto editoriale che punta sulla qualità. Nuove occasioni di presentazione del volume si susseguiranno nel corso dell’estate e la mia ambizione è di varcare presto i confini del nostro amato Sud.


Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :