Quando ero bambina la mia maestra ci aveva insegnato che quando si domandava il permesso per andare in bagno, bisognava dire:
“Signora maestra, posso andare al camerino?.
Ho conosciuto questa parola così, ignara che l’originale in effetti riguardasse quel luogo dove l’artista si prepara fisicamente e psicologicamente all’inizio di uno spettacolo.
Il camerino teatrale ha una sua struttura precisa:
Un sistema di interfono per ascoltare quello che succede in palcoscenico e soprattutto sentire i comandi per poter entrare in scena al momento giusto;
Un tavolo per il trucco, decisamente ampio per poter ospitare parrucche e cosmetici
Uno specchio corredato di file di lampadine per fare in modo che sul viso, riflesso, non siano presenti ombre;
I bagni con doccia;
Diversi appendiabito e stippetti vari.
Il camerino adibito all’interprete principale dell’opera, viene detto “primo camerino” ed spesso più grande degli altri: può ospitare un divano per poter ricevere ospiti illustri. L’usanza, di stampo ottocentesco, deriva dalla figura del grande attore o mattatore, il quale era solito servirsi del camerino come i nobili dei palchetti, a mo’ di salotto personale. Sebbene oggi l’usanza non abbia ragione di esistere, il camerino del protagonista è spesso luogo di ritrovo per scambio di osservazioni e discussioni dopo la rappresentazione teatrale.
Il nostro camerino, quello delle artiste del coro, invece è un vero e proprio campo di battaglia.
Principalmente ci si cambia di costume, (a volte si fanno anche 4 cambi d’abito per un’opera) ma anche un luogo dove intrattenersi in qualche momento conviviale.
Infatti tra un atto e l’altro di un’opera spesso, ci sono dei tempi morti, e se non sono previsti cambi di costume, si aproffitta per organizzare dei banchetti che a seconda del periodo si arricchiscono dei prodotti di stagione.
C’è anche chi preferisce rinfrescare la memoria con lo spartito o scattare qualche foto ricordo con i costumi del momento. A volte capitano anche delle sorprese.
Ad esempio , in occasione della prima, nel mio angolo, davanti allo specchio, ho trovato un bouquet di fiori profumatissimi con un biglietto.
“Signora maestra, posso andare al camerino?.
Ho conosciuto questa parola così, ignara che l’originale in effetti riguardasse quel luogo dove l’artista si prepara fisicamente e psicologicamente all’inizio di uno spettacolo.
Il camerino teatrale ha una sua struttura precisa:
Un sistema di interfono per ascoltare quello che succede in palcoscenico e soprattutto sentire i comandi per poter entrare in scena al momento giusto;
Un tavolo per il trucco, decisamente ampio per poter ospitare parrucche e cosmetici
Uno specchio corredato di file di lampadine per fare in modo che sul viso, riflesso, non siano presenti ombre;
I bagni con doccia;
Diversi appendiabito e stippetti vari.
Il camerino adibito all’interprete principale dell’opera, viene detto “primo camerino” ed spesso più grande degli altri: può ospitare un divano per poter ricevere ospiti illustri. L’usanza, di stampo ottocentesco, deriva dalla figura del grande attore o mattatore, il quale era solito servirsi del camerino come i nobili dei palchetti, a mo’ di salotto personale. Sebbene oggi l’usanza non abbia ragione di esistere, il camerino del protagonista è spesso luogo di ritrovo per scambio di osservazioni e discussioni dopo la rappresentazione teatrale.
Il nostro camerino, quello delle artiste del coro, invece è un vero e proprio campo di battaglia.
Principalmente ci si cambia di costume, (a volte si fanno anche 4 cambi d’abito per un’opera) ma anche un luogo dove intrattenersi in qualche momento conviviale.
Infatti tra un atto e l’altro di un’opera spesso, ci sono dei tempi morti, e se non sono previsti cambi di costume, si aproffitta per organizzare dei banchetti che a seconda del periodo si arricchiscono dei prodotti di stagione.
C’è anche chi preferisce rinfrescare la memoria con lo spartito o scattare qualche foto ricordo con i costumi del momento. A volte capitano anche delle sorprese.
Ad esempio , in occasione della prima, nel mio angolo, davanti allo specchio, ho trovato un bouquet di fiori profumatissimi con un biglietto.
La curiosità mia e delle colleghe era tanta.
Chi poteva avermi mandato dei fiori?
La firma era illeggibile.
Chiunque fosse è stato graditissimo.
Quando poi ho scoperto chi lo aveva mandato , lo è stato ancora di più.