I casi della vita sono tanti e soprattutto strani.
Certe volte bisognerebbe soffermarsi di più sulle coincidenze, su tutte quelle situazioni che, quando ce ne rendiamo conto, quando il nostro cervello riesce a collegarle una dietro l’altra, ci sorprendono sempre e ci lasciano a bocca aperta.
In quel momento di assoluta sorpresa di solito io mi blocco, ho un attimo di smarrimento, le gambe si rifiutano di muoversi e nonostante l’attività motoria momentaneamente bloccata il cervello lavora a ritmo straordinario e nella mente si susseguono uno dopo l’altro, in senso cronologico, tutti quegli avvenimenti che apparivano slegati tra loro, fino a quel momento, quando si è accesa la luce e tutto ha avuto un senso.
Mi spiego meglio perché in effetti penso di essermi capito solo io!!!
Non sono mai stato un grande studioso.
In terza superiore sono stato bocciato.
L’anno dopo chiaramente mi sono ritrovato in una classe con tutti i compagni che non conoscevo.
Il primo giorno di scuola poi è fondamentale.
C’è da risolvere il primo importantissimo problema dell’anno scolastico.
Occorre trovare il banco giusto.
Io mi preparavo quasi una settimana prima. Per me era molto importante perché prediligevo gli ultimi banchi, quelli più lontani dalla cattedra, in modo tale da:
1) dormire quando la lezione era troppo noiosa
2) avere la possibilità di copiare durante i compiti in classe
3) farmi i miei
praticamente uno studioso modello.
Quando arrivai in classe quasi tutti erano già occupati e così guardai in direzione dell’unico banco dove c’era una sola persona.
Era una ragazza, le chiesi il permesso e mi accomodai nel posto verso il muro..
Lei era molto timida, una ragazza buona di animo e senza grilli per la testa. Diventammo chiaramente amici e passammo l’anno scolastico insieme.
Anche da giovane mi piaceva molto camminare, soprattutto in autunno e in inverno e succedeva spesso che facessi delle passeggiate da casa mia al centro del paese.
Proprio in alcune di queste occasioni avevo iniziato a notare un ragazzo, poco più anziano di me dall’aspetto, che camminava sempre a testa bassa e con la sigaretta immancabilmente in bocca.
Nonostante la testa reclinata alzava gli occhi mentre ci incrociavamo e non avevo potuto fare a meno di notare un’espressione triste e smarrita.
Il fatto poi che fumasse quasi quanto respirava, quest’andatura a spalle curve, l’aria compassata da anima in pena, tutto faceva risaltare ai miei occhi il suo essere, rendendolo immediatamente riconoscibile a distanza.
Sembrava che evitasse il contatto fisico con le altre persone e mi ricapitò di rivederlo svariate volte anche su una panchina, sempre da solo, se si esclude la sigaretta amica inseparabile tra le dita.
Passavano le stagioni e continuavo a vederlo saltuariamente fino a che non iniziai quasi più a farci caso.
Anche un altro mio conoscente era purtroppo intaccato da questa misteriosa malattia che si chiama depressione.
Poi erano gli inizi degli anni ‘80 e di persone sbandate, soprattutto dall’eroina, se ne vedevano parecchie all’epoca.
…
In questo ultimo periodo ho ricominciato a correre a piedi con una certa frequenza, in media due volte la settimana e sono già un paio di volte che ho rivisto “il camminatore“, così l’avevo ribattezzato.
L’ho trovato ingrassato e infatti mi sono reso conto che non deve più fumare.
Lo sguardo è sempre lo stesso, così come l’andatura.
Ogni tanto quando l’incrocio mi soffermo a pensare quante centinaia di chilometri deve avere fatto e soprattutto da cosa sta cercando di scappare.
E mi fa piacere incontrarlo.
L’ultima volta, cioè giovedì scorso, sono quasi stato tentato di fermarmi e di cercare di chiacchierare un po’.
Chissà, forse un giorno lo farò.
Per il momento, comunque, il camminatore resta un punto fisso della mia vita, un simbolo vivente di una subdola malattia che, nonostante la durezza della vita, è assolutamente da evitare.
Il camminatore.
P.s.
Verso la fine del mio periodo scolastico, arrivato in quinta superiore, e dopo che “conoscevo“ il camminatore già da un paio di anni almeno, venni a sapere che era il fratello della mia compagna di banco.
C.