Di vacanze alternative, ormai, ce ne sono per tutti i gusti, così come molteplici i mezzi per spostarsi in tutto il globo. Tra chi cerca relax e chi cerca divertimento, o emozioni, c’è però anche chi sceglie un modo antico di viaggiare e, zaino in spalla, inizia a camminare.
I Cammini di Santiago
Uno stato europeo che ha saputo intelligentemente sfruttare i fondi per la promozione turistica “risvegliando” un’antico itinerario religioso è la Spagna. La stessa di Ibiza e di Lloret de Mar, la stessa della movida. A nord, si trovano sentieri tracciati per centinaia di chilometri, tutti diretti verso il santuario della famosa capitale galiziana, meta di pellegrinaggio dai secoli bui del Medioevo.
Non è questa la sede per ripercorrere le fasi storiche e ciò che ha rappresentato la costruzione della splendida cattedrale che ancora oggi ospita messe e rituali sacri di benedizione dei pellegrini, che percorrono il cammino per fede, ma è facile trovare in rete testimonianze di tante persone che si sono avventurate nell’impresa di fare 100, 300 o anche 1000 chilometri con il solo ausilio delle proprie gambe.
Il Cammino di Santiago, infatti, non è solo quello più famoso che parte dalla Francia e percorre quasi in linea retta, da est ad ovest, tutta la lunghezza della Spagna: ce ne sono molti altri, battuti storicamente e ancora percorribili, che vantano ciascuno paesaggi unici e caratteristiche diversissime. Il primo è il Cammino Primitivo, chiamato così perché percorso per la prima volta dal Re Alfonso II il Casto. Attraversa le montagne delle Asturie, per “soli” 350 km, che si impiega circa due settimane a percorrere, ed è quello di cui posso scrivervi per esperienza diretta. Ce ne sono altri che partono dal Portogallo, dall’Inghilterra, che percorrono la costa settentrionale della penisola iberica, che attraversano la Spagna da sud a nord. Insomma c’è l’imbarazzo della scelta.
Lo spirito
Viaggi di questo tipo sono spesso definiti “spirituali” anche se non connessi necessariamente con lo spirito religioso. Il motivo è forse che, dopo i primi chilometri, ci si rende conto del superfluo cui la nostra vita ci abitua quotidianamente, e tutto ciò che non è essenziale portarsi dietro diventa un “peso”. Sono viaggi economici, perché la spesa media per dormire si aggira sui 5 euro e la spesa quotidiana, mangiando soddisfacentemente sui 20: ma soprattutto sono quei tipi di viaggi per chi ha bisogno di riflettere, di prendersi un periodo per stare con se stessi, per sublimare quella forma di esperienza nel muoversi che non dà tanto importanza al punto d’arrivo, quanto all’attenzione per il percorso che si fa. Una piccola, estiva, metafora della nostra esistenza.
Cosa ci aspetta in viaggio?
Compagno fedele di viaggio – di Giovanni Vagnone
Al di là della “compostela” e delle conce (conchiglie) che indicano la direzione da seguire, il viaggio in questione è una serie di incontri casuali e di chiacchiere con sconosciuti interessanti. È un lungo percorso di 25-30 chilometri al giorno tra paesaggi che variano sempre, in montagna, in mezzo a boschi desolati, su grandi campi coltivati, tra villaggi di agricoltori o allevatori, cave, ma anche zone industriali di centri un po’ più grandi e scenari che potrebbero ricordare, ai più fantasiosi, film o racconti post apocalittici. Spesso, se non si cerca la compagnia di un gruppo che è facile trovare, si trascorrono intere ore da soli, a sentire rumori, odori e a vedere colori e luci che rimangono in qualche modo personali e privati. Vicinanza con la natura e pace, insomma, insieme a mal di piedi e sana stanchezza ogni sera, quando ci si lascia cadere su una branda di albergue, sorta di ostelli per i pellegrini.
Per partire basta uno zaino, delle buone scarpe e una guida. Di blog che ne parlano è pieno il web, qui c’è per esempio quello scritto da me, con i miei racconti giorno per giorno. E come dicevano e dicono ancora i pellegrini oggi: “Ultreya!” un augurio che significa “Vai avanti” o “Buon cammino”.