Il campionato a girone unico

Creato il 03 maggio 2014 da Simo785

A cura di Joan Leo  

Il 6 ottobre del 1929 partiva il campionato di calcio strutturato in un unico girone. In molti tendono a definire quel campionato come il primo a girone unico ma noi sappiamo che un esperimento analogo venne fatto già nel lontano 1909/10, quando le 10 squadre di Liguria, Piemonte e Lombardia si giocarono il titolo di campione d’Italia in un torneo unico con gare di andata e ritorno. L’esperimento non ebbe seguito sino alla “Carta di Viareggio” del 1926, che statuiva il nuovo format dei campionati.
Il girone unico significava il passo decisivo per il calcio italiano ed era anche un gran bel successo per colui che più di tutti si prodigò per migliorare la struttura del calcio italiano, Vittorio Pozzo.
Già nel 1921 il futuro Commissario Tecnico era stato incaricato di formare una Commissione allo scopo di studiare una formula definitiva per il campionato.
Nei suoi “Ricordi” così Pozzo commenta quel periodo: “(…) il tipo di campionato ideale, quello che appaghi i desideri di tutti e risolva tutte le difficoltà morali e materiali, ecc. non è di possibile scoperta e attuazione in Italia. Proponevo un campionato a girone unico, con corridoio di comunicazione con una seconda Divisione a mezzo di promozione e retrocessione, con calendario inalienabile, proibizione di ritiro, lista di trasferimento per i giocatori”
In altre parole, Pozzo proponeva il futuro. E in un primo momento non venne ascoltato. Anzi, il progetto creò una vera e propria guerra intestina al calcio italiano, della quale abbiamo già abbondantemente parlato. Comunque in un modo o nell’altro si andò avanti e non si smise mai di ragionare sulla ristrutturazione dei campionati e si giunse finalmente, anche grazie alla ferma risolutezza di Arpinati, al tanto agognato campionato a girone unico nella stagione 1929/30.
Il torneo dell’anno prima, quello del 1928/29 venne in qualche modo ad essere un torneo di qualificazione e per tale motivo le squadre che vi parteciparono furono 32, divise in due gironi – A e B – con le prime 8 di ciascun girone ammesse al futuro campionato di serie A e le restanti 8 retrocesse al successivo campionato di serie B.
Ovviamente detta così era facile, ma le cose non andarono proprio lisce.
Al termine del torneo, infatti, nel girone A Lazio e Napoli finirono all’ottavo posto, a pari punti e fu necessario dunque uno spareggio che si giocò a Milano il 23 giugno e che terminò in parità, 2-2.
Venne quindi fissato nuovo spareggio a Padova, ma quella partita non verrà mai disputata in quanto da un incontro tra il presidente del Napoli, Ascarelli e il presidente Federale, Arpinati, scaturì una nuova idea: allargare la futura serie A a 18 squadre con il ripescaggio nel girone A di Napoli e Lazio e nel girone B con il ripescaggio “per meriti patriottici” della Triestina.
Il tutto venne ratificato dal Direttorio Federale nella seduta del 3 luglio 1929: “Il Direttorio federale, esaminati ampiamente sulla scorta di tutti gli elementi degni di rilievo e tenendo sovrattutto e anzitutto presenti gli interessi e le legittime esigenze delle Società tutte – quali la struttura da conferirsi ai campionati di divisione nazionale serie A) e serie B) 1929-30 – alla unanimità ha deciso la formazione della serie A) con 18 squadre a girone unico, e della serie B) ugualmente a 18 squadre con girone parimenti unico; con retrocessione dalla serie A) alla serie B) delle ultime due classificate, e con l’ascesa delle prime due della serie B) alla serie A). Dalla serie B) retrocederanno le ultime 4 classificate permettendo l’ascesa delle vincenti i 4 gironi della Prima Divisione.” Così il 6 ottobre la prima Serie A a girone unico se la giocarono 18 squadre. Singolare è leggere l’articolo scritto da Vittorio Pozzo su “La Stampa” nel numero del 6 ottobre di presentazione del torneo, articolo nel quale con profonda lungimiranza e lucidità mette a fuoco le insidie nascoste nell’allargamento effettuato: “(…) evidentemente non hanno tutti i torti coloro che sostengono che il male peggiore, quello del peso e della lunghezza della manifestazione, non è stato curato.
Il Campionato è un grande egoista. Vuole la stagione tutta per sé, (…) compromette l’esito stesso dell’attività di quella Squadra Nazionale (…) che serve da indice dei progressi o dei regressi fatti dall’intero paese nel particolare sport che ci occupa” Finiscono in questo modo i “ruggenti anni’20” del calcio italiano e dopo anni burrascosi trascorsi a polemizzare sul “format” del campionato si arriva dunque al girone unico, e Vittorio Pozzo può finalmente lasciarsi andare:
“Dal girone unico, base tecnica ed organizzativa di tutta l’attività maggiore, da allora non ci si è mossi. Proprio per niente non avevo lavorato.”


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