Luca De Biase ha effettuato nei giorni scorsi una buona sintesi di quello che è lo stato attuale della comunicazione pubblicitaria nel nostro paese, attraverso un percorso che analizza la relazione tra tempo ed investimenti pubblicitari.
E’ un tema che è stato già affrontato in questi spazi ma che mi pare interessante ed opportuno riprendere per approfondirlo.
La chiave del problema risiede sostanzialmente in due ambiti. Se il primo è di natura squisitamente comunicazionale in termini di attenzione, il secondo è riferibile ad un aspetto più articolato e complesso: quello della coerenza tra strutturazione organizzativa d’impresa e obiettivi sul mercato.
La correlazione tra i due aspetti, confermata da un recente studio McKinsey sugli utilizzi ed i vantaggi per le imprese del così detto web 2.0, in una nazione quale la nostra che non ha mai brillato [escluse le rare eccellenze] per managerialità e visione strategica e che si caratterizza per un tessuto economico fatto di piccole e micro imprese, rende decisamente più complesso il percorso di riqualificazione.
Le imprese di servizi attive nel comparto pubblicitario sono a loro volta prevalentemente di dimensioni contenute e spesso soffrono degli stessi problemi relativamente ai quali dovrebbero fornire assistenza ai propri clienti.
Sono aspetti macro per i quali è richiesta visione strategica e multidisciplinarietà che solo una concertazione, una collaborazione tra i diversi attori può rendere praticabile.
In caso contrario continuerà il protrarsi di un loop apparentemente inspiegabile ed insolubile, come quando il cane si morde la coda.