"Spesso i cani randagi sopravvivono traendo vantaggio dagli scarti dell'essere umano o da animali d'allevamento." spiega Bradly Philip Smith, autore della ricerca sulle abilità logico-spaziali dei cani. Smith aggiunge inoltre che i residui dell'attività umana possono essere sia rifiuti sia ciò che diamo quotidianamente come cibo ai nostri animali domestici. "Ci vorranno moltre generazioni di cani geneticamente 'di successo' per ripristinare le caratteristiche necessarie a sopravvivere senza l'essere umano".
Nel corso della ricerca, accettata per la pubblicazione sulla rivista Animal Behaviour, Smith e la sua collega Carla Litchfield hanno fatto svolgere un test a cani domestici e dingo, per valutare le differenze tra un canide addomesticato ed uno selvaggio. Sebbene il dingo sia un animale addomesticato, si è abituato nel corso di generazioni a sopravvivere nell'outback australiano senza il supporto umano, sviluppando molte più capacità di sopravvivenza della maggior parte dei cani domestici.
Il test che hanno dovuto svolgere è chiamato "il test della deviazione", e prevede che il cane debba viaggiare attraverso una serie di barriere trasparenti per ottenere una ricompensa, che in questo caso era una ciotola di cibo. La barriera era strutturata come una recinzione a V, con diverse porte che consentivano di entrare o di uscire dal recinto.
Si è quindi piazzata la ciotola alternativamente fuori o dentro la recinzione, ponendo i cani-cavia nella posizione opposta e verificando i tempi necessari perchè ottenessero la loro ricompensa. Tutti i dingo sono stati in grado di arrivare al cibo in circa 20 secondi, mentre i cani domestici sembravano confusi e disorientati, toccavano la recinzione con le zampe, cercavano di romperla o si mettevano ad abbaiare per la frustrazione di non poter raggiungere la ciotola.
Test precedenti simili a questo hanno dimostrato che i lupi ottengono risultati simili a quelli dei dingo, mettendo in risalto il fatto che i cani selvatici posseggano abilità che il cane domestico ha del tutto perduto per via della presenza ravvicinata dell'essere umano.
Pare infatti che il cane, dal momento in cui è venuto in contatto con l'essere umano iniziando a vivere al suo fianco, abbia completamente perso la necessità di fare affidamento sul proprio istinto e sulle sue doti di "problem-solving" per sopravvivere.
Chi ha bisogno di sprecare tempo nella ricerca di cibo quando c'è l'uomo che provvede? La loro intelligenza è quindi mutata, sviluppandosi maggiormente negli aspetti sociali, come "fare effetto" sull'essere umano, piuttosto che mantenere attivi aspetti come la capacità di adattamento a differenti situazioni.
"I cani sono grandiosi nei comportamenti sociali, come comunicare con gli esseri umani, utilizzare l'uomo come strumento per ottenere cibo, o imparare dagli esseri umani per imitazione; ma i lupi ed i dingo si dimostrano migliori nel risolvere problemi di natura generica" spiega Smith.
Della stessa opinione è anche Rob Appleby, ricercatore del Wildlife-Human Ecology and Behavior Research Lab alla Griffin University: "Il nuovo studio suggerisce che ci possano essere differenze cognitive tra i cani domestici e quelli selvatici, soprattutto per il loro approccio nel risolvere problemi, potenzialmente legato alle loro differenti storie evolutive".
Il cane è stato addomesticato migliaia di anni fa, e pare che da quel momento abbia imparato sempre più a dipendere dall'essere umano, divenendo per certi versi più "stupido" nel risolvere problemi legati alla sopravvivenza, ma più emotivamente complesso per la sua continua interazione con l'uomo, e per la necessità di sfruttare l'essere umano come strumento per ottenere cibo.
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