Il cane nero (o Mr. Chartwell)

Creato il 10 ottobre 2013 da Achiara84 @madamaAly

«Non potete impedire alla paura di mettervi la museruola, né potete impedirle di posare un bacio sulla vostra lapide, ma potete almeno provarci.»

Il 22 luglio 1964, nella sua dimora tra le tranquille colline del Kent, Winston Churchill si sveglia di buon’ora e si ritrova in compagnia di una vecchia conoscenza, un ospite tutt’altro che gradito. È un gigantesco cane nero e, dal buio del suo angolo, non gli toglie gli occhi di dosso. 
Qualche ora più tardi, nella sua casetta a schiera, la giovane Esther si prepara ad accogliere un aspirante inquilino. Le basta però scorgerne la sagoma attraverso il vetro della porta per inorridire: sembra un materasso, tanto è imponente. È il cane nero e ha in mente un solo obiettivo: installarsi a casa sua. Invadente, impertinente, a tratti maligno, all’occorrenza il cane nero sa dar prova di un carisma irresistibile. Fiuta le sue vittime, ne addenta le coscienze, gioca sadicamente con i loro destini, ma può anche essere una presenza seducente che riempie la giornata. In una storia surreale e sorprendente, un’autrice di grande talento affronta con leggerezza e ironia il tema del lutto e della perdita, e non ha paura di raccontarne gli aspetti più dolorosi.   

Non è una storia su un cane. Semmai è la storia di tutti noi.

A chi non è mai capitato, in un periodo più scuro, più difficile, di avere un peso sul petto, di sentirsi completamente solo in mezzo a una folla?

Il romanzo di Rebecca Hunt racconta, in modo diverso e a tratti quasi comico, la solitudine e la paura.

Il cane nero è il modo in cui realmente Churchill descriveva la depressione, una sua condizione che lo accompagnò per tutta la vita, ma che, guardando tutto quello che fece, fu capace di affrontare a testa alta, ma mai di sconfiggere.

Alla depressione e alla storia di Churchill nei suoi ultimi giorni prima della pensione si intreccia la storia di una donna qualunque, Esther, che lavora nella Biblioteca, e che ha perso da poco suo marito.

Ma che è “una di quelle anime felici che sono il sale della terra e senza le quali questo mondo avrebbe l’odore di ciò che è: una tomba”. Una donna che è potenzialmente capace di sconfiggerlo quel cane nero, ma che ha bisogno di una… spintarella.

Iniziare a leggere il libro di Rebecca Hunt ti porta a farti delle domande, a cercare di capire che cosa vuol comunicare la scrittrice con questo diario, romanzo, saggio.

Ma quando vai avanti nella lettura vuoi solo che finisca. E che finisca bene. Perché pur non avendo conoscenze di psicologia, ti rendi conto di quanto questo “cane nero” sia pericoloso.

Una lettura bella, scorrevole, forse a tratti un po’ angosciante per quella introspezione che ti costringe a fare, alla ricerca del tuo “cane nero”.

Tre stelline e mezzo. E, nonostante lo abbia acquistato a poco, credo valga anche i suoi 13€.


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