"... Il riscatto del lavoro dei suoi figli opra sarà: o vivremo del lavoro o pugnando si morrà."
Da "L'inno dei lavoratori"Nel 1898 Filippo Turati, autore del testo, venne condannato a dodici anni di reclusione in occasione dei moti del pane di Milano, repressi nel sangue.
L'accusa fu di sobillazione , assolutamente inventata in quanto lui stesso si era prodigato per scongiurare una rivolta, i cui scopi gli parevano poco chiari. "Non fate dimostrazioni - disse - , sarebbero il pretesto ad una repressione feroce" che puntualmente avvenne.
Tra le imputazioni ci fu anche quella di aver scritto i versi del Canto dei lavoratori, l'inno del partito operaio da lui fondato nel 1898 (divenuto successivamente il Partito Socialista Italiano) : "sono come eccitanti all'odio di classe", confidò anni dopo all'amico Treves: chi veniva colto a cantarlo in pubblico veniva condannato a 75 giorni di carcere.
La musica fu composta dal maestro Amintore Galli, e la prima esecuzione pubblica avvenne a Milano il 27 Marzo 1886 nel salone del Consolato operaio, in via Campo Lodigiano, ad opera della Corale Donizetti.
L'inno ebbe subito una grandissima diffusione, e fu tra i più amati dai lavoratori italiani.
Cari amici, alcuni questi versi scritti più di 100 anni fa hanno ancora una drammatica attualità, riflettono la crisi che - nonostante le smentite - investe tutte le classi sociali, nessuna esclusa.
Buona festa del 1° Maggio e buon ascolto!