Questa volta abbiamo deciso di regalare ai nostri lettori una doppia opinione di questo romanzo che, per caso, le nostre ragazze di SognandoLeggendo, si sono ritrovate a leggere nello stesso periodo. E cosi che avrete questo confronto diretto e una doppia recensione che vi aiuterà a decidere se leggere o meno questo bellissimo romanzo di narrativa.
Senza ulteriori indugi lasciamo la parola a…
SIMOG55 E CERRIDWEN
Sebastian Faulks
Sebastian Faulks Charles è nato il 20 aprile 1953 ed è un romanziere britannico, giornalista e broadcaster. Dopo la laurea, Faulks ha vissuto in Francia per un anno. Al suo ritorno in Inghilterra ha lavorato come insegnante in una scuola privata a Camden Town, e poi come giornalista.
È molto conosciuto per i suoi romanzi storici ambientati in Francia, La ragazza del Lion d’Or , Birdsong (Il Canto del cielo) , e Charlotte Gray .
Dopo il successo riscontrato con Birdsong chiude la sua carriera nel giornalismo per dedicarsi a tempo pieno nella scrittura.
Titolo: Il Canto del cielo
Autore: Sebastian Faulks (Traduttore: L. Perria)
Serie: //
Edito da: BEAT (Collana: Superbeat)
Prezzo: 13,90 €
Genere: Narrativa, Storico
Pagine: 496 p.
Voto:
Trama: Stephen Wraysford è un ventenne inglese, orfano e senza più legami, trasferitosi in Francia per lavorare in un’industria tessile. Isabelle è una ragazza irreprensibile, che rispetta, con rassegnazione, i doveri coniugali di un matrimonio combinato. Quando si incontrano, ad Amiens, nel 1910, i due vengono travolti da una passione bruciante che non possono ignorare. Ma quando Isabelle scopre di essere incinta, la loro relazione s’interrompe bruscamente. Entrambi torneranno alla vita di tutti i giorni, ma la cicatrice di quell’amore segnerà per sempre le loro esistenze. Pochi anni dopo, la Grande Guerra sconvolge il continente. Nel 1917 Stephen è di nuovo in Francia, a lottare per la vita nel corso dei conflitti in cui si ritroverà a combattere tra le fila dell’esercito inglese, nel mezzo delle carneficine a cui dovrà assistere. Sopravvissuto, e di nuovo sui luoghi della passione, ritroverà Isabelle, profondamente segnata, nel corpo e nello spirito, dalle atrocità del conflitto; ma, per l’indecifrabile alchimia dei sentimenti, ne sposerà la sorella, Jeanne.
Recensione
di Simog55
Certe volte è più difficile parlare di un libro che ci ha colpito tantissimo rispetto ad uno che al termine della lettura immediatamente dimentichiamo.
Quando un libro, attraverso le parole scritte, ci travolge con tantissime emozioni, tutte molto forti ed in maggior parte dolorose, abbiamo quasi timore di andare a “frugare” tra di esse per mettere ordine e poterle trasmettere ad altri. Parlare di questo libro sarà quindi un’operazione estremamente delicata per me, perchè poche volte ho letto pagine così altamente drammatiche e coinvolgenti.
Prima di iniziare la lettura avevo fatto un “giro” su internet per avere un’idea degli argomenti che avrebbe trattato il libro ed onestamente non ne ero rimasta particolarmente impressionata; non è un romanzo d’amore… non è un libro di guerra… insomma ho letto molte impressioni positive sul libro in generale, apprezzato soprattutto per la particolare abilità con cui l’autore ha “fotografato” un determinato periodo storico.
Dopo aver letto il libro le mie impressioni sono state queste: è un romanzo che parla dell’amore (anche se personalmente non sono d’accordo con chi pensa che tra Stephen ed Isabella ci sia stato un vero sentimento d’amore) senza farne il discorso principale; questo, secondo me, è un romanzo che parla della guerra, della totale assurdità della guerra.
Vediamo comunque più approfonditamente come lo scrittore ha voluto impostare tutta la storia.
Con le descrizioni accurate dello scrittore, ci caliamo nel 1910 insieme al protagonista principale, Stephen, un ragazzo inglese rimasto orfano, che è stato cresciuto senza amore né cure particolari, un giovanissimo uomo che ha ben chiaro cosa voglia dalla vita.
È ospite presso un industriale francese nella città di Amien per studiare le nuove tecniche produttive della sua fabbrica, e nella sua casa conosce la sua giovane moglie Isabelle.
Isabelle ha accettato di sposare il marito, molto più grande di lei e vedovo con due figli, spinta soprattutto dalle pressioni del padre, ed ora si ritrova sposata con un uomo che non la soddisfa né da un punto di vista fisico né sentimentale. Vive come “sospesa” nell’attesa che qualcosa succeda nella sua vita sempre uguale. È una donna sensibile, intelligente, appassionata, anche se esteriormente nulla traspare dei suoi pensieri intimi.
Scoppia la passione tra i giovani ed essi si fanno entrambi “trascinare” dalle forti emozioni e piaceri che scoprono per la prima volta. Tutto questo però non deve far pensare ad un rapporto per così dire romantico, bensì ad una passione che sconfina nello stupore nel provare queste emozioni, fino ad allora, sconosciute.
M’innamorai di lei e credevo che anche lei mi amasse. Con lei provavo sensazioni di cui ignoravo l’esistenza. Forse ero soltanto sopraffatto dalla sensazione che qualcuno potesse amarmi. Ma non credo che fosse soltanto quello. Avevo delle visioni, avevo dei sogni. No, non è esatto. Non erano visioni, questo è il fatto strano. C’era soltanto la carne, il lato fisico. Le visioni vennero dopo.
C’era qualcosa, in quello che accadeva fra noi, che mi permetteva di sentire altre cose al mondo. Era come se varcassi una porta al di là della quale c’erano suoni e segni di un’esistenza migliore. È impossibile capirli, ma dato che li ho sentiti non posso negarli, nemmeno adesso.
Stephen ed Isabella, a questo punto, decidono di andare a vivere insieme e perciò, dopo un addio doloroso al marito ed ai bambini, iniziano una nuova vita. Dopo qualche tempo la donna si accorgerà di essere rimasta incinta e, con una decisione che onestamente ancora non riesco a capire, decide di abbandonare il suo compagno senza una parola di spiegazione né un accenno alla sua gravidanza.
A questo punto entriamo nel vivo di tutta la vicenda, quella che reputo essere il “cuore pulsante” della storia, perchè ritroviamo Stephen che, ormai siamo nel 1916, sta combattendo in Francia in quella che è stata soprannominata “la Grande Guerra”, la guerra fatta in trincea.
Tanti hanno parlato della guerra, e della sua follia. Leggendo queste pagine ho ricordato il grandissimo Erich Maria Remarque che, con “Niente di nuovo sul fronte occidentale”, descriveva proprio gli stati d’animo di un ragazzo di fronte a questo tipo di guerra particolarmente massacrante ed inumana.
Fango, sporcizia, sudore; vestiti e biancheria che, per essere stati indossati per mesi di seguito, andavano tagliati per essere tolti; la lotta costante dei soldati per riuscire a rimanere vivi, in un mare di fango, nelle trincee ed anche sottoterra, nei cunicoli scavati nel sottosuolo con il terrore di poterci rimanere per sempre.
Tutti siamo rimasti inorriditi nel vedere al cinema la sequenza iniziale di “Salvate il soldato Ryan” di S. Spielberg. Lo sbarco dei soldati americani in Normandia fu un gigantesco “bagno di sangue” dove persero la vita tantissimi soldati e le scene di questo massacro “gridano” contro la grandissima follia che è la guerra.
Faulks chiaramente non parla lo stesso linguaggio delle immagini, ma attraverso le vicende di Stephen ci grida la stessa cosa: la guerra è la più grande follia umana.
Non so cosa qualcuno di noi possa aver fatto per spostare l’asse del mondo spingendolo in questa orbita innaturale. Eravamo venuti per restare solo pochi mesi. Nessun figlio, nessuna generazione futura saprà mai com’è stato. Non capiranno mai. Quando sarà finita, torneremo in silenzio fra i viventi e non glielo racconteremo mai. Parleremo, dormiremo e ci occuperemo delle nostre cose come tutti gli esseri umani. Sigilleremo quello che abbiamo visto nel silenzio dei nostri cuori e neanche una parola ci raggiungerà.
Tanti anche gli altri argomenti che lo scrittore “sfiora” e che possono essere spunto di riflessione e di approfondimento: la condizione della donna nei primi del ’900; i primi movimenti sindacali all’alba di uno dei più grandi sconvolgimenti mondiali, la grande rivoluzione industriale che sconvolse profondamente tutta la società dell’epoca; il problema del reinserimento nella vita civile dei reduci di guerra.
Volutamente non mi soffermo sull’altra storia parallela, ambientata nel 1978, relativa alla nipote di Stephen che ritrova i suoi diari e che scopre un uomo e situazioni altrimenti sconosciute, perchè penso che questa vicenda sia decisamente marginale rispetto a tutto quello che ho cercato di spiegare fino ad ora.
Vi invito, dunque, alla lettura di questo corposo romanzo che sicuramente non vi lascerà indifferenti. Lo amerete o lo odierete. Lo leggerete, magari commuovendovi come è successo a me, oppure lo chiuderete dopo poche pagine, non potendone sopportare la crudezza.
Una cosa è certa: questo è un vero romanzo, questa è la vera “scrittura”.
Recensione
di Cerridwen
Questo non è un romanzo che possa lasciare indifferenti.
Una volta sfogliata l’ultima pagina ci si ritrova immersi in un caotico vortice di sensazioni, una più oscura dell’altra, ed i pensieri sembrano galleggiare privi di forma, quasi inconsistenti. Chi cerca una lettura di pura evasione è meglio che guardi altrove: Il Canto del Cielo non è un libro in grado di far dimenticare la realtà. Non aiuta ad estraniarsi, ad abbandonare il mondo pieni di sollievo per qualche ora appena, anzi. Costringe il lettore ad immergervisi totalmente, a fissarla dritta negli occhi, a fronteggiare le mostruose creature che si celano nei suoi più reconditi abissi. Pretende una lettura attenta e una dedizione completa perché pone, come terzo grande protagonista, non un uomo o una donna, ma la Storia stessa, quella con la s maiuscola. Una storia non abbastanza conosciuta, anche se ancora troppo recente per poter essere messa da parte.
Non è facile trasporre su carta i due grandi temi che sorreggono l’impalcatura dell’intera vicenda: la guerra e l’amore, specie se tra i due scorre un invisibile filo rosso.
Siamo ad Amiens, nel 1910.
Quando Stephen Wraysford incontra Isabelle per la prima volta, il mondo è ancora cristallizzato in un passato ormai in fin di vita.
Lei è la moglie del suo datore di lavoro, lui un giovane di belle speranze ma senza radici a cui potersi aggrappare. Stephen è un uomo perspicace ma piuttosto solitario e taciturno, quasi una sorta di moderno vagabondo, in effetti. Isabelle, al contrario, è una creatura raffinata, delicata. Provengono da ambienti diversi, hanno caratteri diversi e sembrano non avere nulla in comune.
Eppure l’attrazione che lega i due giovani è primordiale, insensata e del tutto inarrestabile. Li avvicina inesorabilmente, e i protagonisti, proprio come i pedoni di una scacchiera, non possono che seguire il percorso che il condurrà l’uno di fronte all’altro. Una gita in barca, sguardi che si sfiorano, parole rubate, sono abbastanza perché un fato impietoso cominci a tessere la ragnatela di eventi che cambierà per sempre le vite di Isabelle e Stephen.
Isabelle, all’inizio della vicenda, non è una donna felice. Ma non è nemmeno infelice. È semplicemente una donna che accetta che la vita le scorra accanto senza mai toccarla. È una moglie elegante e una perfetta padrona di casa, all’apparenza fredda e contegnosa.
Agli occhi di Stephen sembra quasi inavvicinabile, ma il giovane inglese, così come il lettore, ben presto scoprirà che dietro una maschera di raffinata indifferenza, si nasconde soltanto un disperato bisogno di calore umano.
Le pagine sulla scoperta della passione da parte di Isabelle sono fra le più belle che si possano leggere. Ricche di immagini evocative, intense come dipinti ad olio, che trasudano emozioni.
“Si sentiva pervasa da correnti di eccitazione e di desiderio che ignorava, o alle quali non pensava da anni. Avrebbe voluto che Stephen portasse alla luce ciò che lei aveva sepolto e umiliasse, distruggesse, l’identità che si era costruita.”
Sullo sfondo di questa vicenda, tuttavia, si staglia un’ombra oscura.
Lo scoppio della Prima Guerra Mondiale, infatti, di lì a poco, scatenerà un vero e proprio inferno in terra. La vita di trincea, che costringe ad una atroce immobilità rintanati in un buco sporco e maleodorante, segnerà la vita di una intera generazione, trasformandola radicalmente.
L’Europa sarà costretta a fronteggiare anni di distruzione, morte, angoscia e ne uscirà cambiata. Il vecchio mondo sparirà definitivamente e, dalle sue ceneri, ne verrà fuori uno nuovo, sconosciuto.
“Il canto del cielo” è un romanzo che scortica la superficie delle cose, portando alla luce tutto quello che vi si nasconde sotto. È un romanzo che lascia con una vaga sensazione di incompletezza, perché è così che a volte la vita ci appare. È un romanzo che contiene tutto quello di cui si può aver bisogno, dalla disperazione alla speranza.
Non va che letto.