IL CANTO DI ANTONY HEGARTY
Turning | Antony and the Johnsons (cd + dvd)
di Massimo Pignataro
La voce di Antony è un dono del cielo. Turning è uno scrigno e le tracce che custodisce sono gemme di abbagliante, doloroso splendore. L’album raccoglie una sezione audio con 15 tracce live (più le due inedite: Whose are these e Tears tears tears) tratte dal Turning tour del 2006, e un dvd con un film di Charles Atlas, originariamente uscito nelle sale tra 2011 e 2012. La Rough Trade, l’etichetta discografica che cura da sempre le emissioni di Antony and the Johnsons, edita ora un combi (cd+dvd) per rispolverare e suggellare l’irripetibilità di quell’evento. Mr. Hegarty, sempre in ineccepibile forma vocale, ci regala alcune tra le pagine più ispirate del suo repertorio. Il disco si apre con Everything is new, una canzone che fa da manifesto programmatico all’intero progetto audiovisivo; Antony ripete come un mantra che “ogni cosa è nuova”, unica, irripetibile, e come tale infinitamente fragile. Seguono, in un crescendo di pathos e partecipe immedesimazione, brani come My lord, my love, Cripple and the starfish, For today I am a boy, Where is my power?, Spiralling, Find the rhythm of your love e I fell in love with a dead boy. Nonostante l’indubbia teatralità, Antony non calca e non eccede mai nella prestazione performativa. Nelle note alte come in quelle basse, negli slanci di maggior estensione timbrica come nei sussurri non indugia mai nel virtuosistico. Antony è estemporaneo e mai scolastico; nelle live-performance con orchestra diluisce e incassa la voce nella trama degli altri strumenti, eludendo ogni prevaricazione. Particolarmente toccanti, oltre alle canzoni già citate, le interpretazioni di Kiss my name, Hope there’s someone e della delicatissima Twilight. Ogni effimero edonismo è messo al bando, e così le tentazioni del compiacimento. In Antony è innanzitutto palese l’autenticità dell’urgenza espressiva. Nel carisma del volto, nella piega contratta e sofferente della bocca, ma forse più ancora nel movimento repentino e aritmico delle braccia Antony concentra e amplifica tutto il suo mondo espressivo. C’è soul nel suo canto, c’è la lagna innocente del bambino, c’è il grido civile dell’adulto, c’è il lamento e c’è la speranza. Scongiurata ogni forma di intrattenimento, Antony si fa veicolo del suo dramma e della sua gioia. Non c’è scampo: di fronte alla sua musica non resta che chiudere gli occhi.
Il dvd allegato è una preziosa testimonianza del tour europeo 2006 (alcune scene sono tratte dalla data italiana presso l’Auditorium Parco della Musica di Roma); a metà strada tra il docu-film e il live-concert, Turning (il titolo accomuna sia il film sia l’album) sembra, a tratti, sforare anche nella videoarte, complice un singolare montaggio narrativo che include viraggi, dissolvenze, flashback e stralci di backstage. Le immagini di Turning si propongono di raccontare la battaglia civile promossa dall’artista intorno a una riaffermazione identitaria dell’universo femminile. Del Future-Feminism Antony avrebbe poi parlato anche nel live Cut The World del 2012 (disco registrato dal vivo con la Danish National Chamber Orchestra). Nel film Turning Antony divide il palco con tredici Beauties, diverse per età e nazionalità: Johanna Constantine, Catrina Delapena, Honey Dijon, Eliza Douglas, Connie Fleming, Joey Gabriel, Joie Iacono, Stacy Mark, Nomi, Kembra Pfahler, Morisane Sunny Shiroma e Dr. Julia Yasuda. Le tredici Bellezze, canzone dopo canzone, si danno il turno su una grande piattaforma roteante, alla stregua di monumentali ballerine da carillon. Il docu-film ospita anche alcune interviste alle Beauties, realizzate dallo stesso Antony; protagonista, in ciascuna storia, è il dramma dell’affermazione di un’identità. L’assortita teoria di donne spazia tra travestismo, transessualismo, transgenderismo e ermafroditismo, sfiorando anche il drag e tutte le altre sfumature della sexual personae. Le figure rotanti descrivono una spirale, – il motivo grafico della spirale compare anche nei titoli di testa e in quelli di coda – una sorta di avvitamento a elica che invita l’osservatore ad entrare e, soprattutto, a guardare oltre. Oltre la bellezza, oltre la femminilità, oltre ogni forma di discriminazione e pregiudizio sessista. Antony, che sul palco fa da spartiacque tra la piccola orchestra e le Beauties, si fa portavoce di una sofferenza globale, interiorizzata e quindi restituita.
Massimo Pignataro
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Questo articolo è stato pubblicato sulla versione cartacea di Amedit n. 21 – Dicembre 2014.
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