Al violinista puoi spostare il dito nel punto più giusto della corda così al pianista sui tasti, ma ad un cantante?
Si utilizza un comando a distanza fatto di sensazioni ed esempi che a volte risultano persino buffi. Ricordo un’ insegnante ,con la quale feci un breve tirocinio, che diceva che il suono giusto si poteva ottenere pensando di avere un forte mal di denti, e nel suo esempio si immedesimava in una persona sofferente. Naturalmente era impossibile imitarla, anche perchè il risultato era alquanto disastroso. C’è stato poi quel maestro che paragonava la sensazione dell’acuto a quella di buttarsi nel vuoto, magari dalla finestra o dal balcone. Questa sensazione non sono mai riuscita a trasmetterla a nessun allievo perchè, solo il pensiero che qualcuno volesse provarci, mi terrorizzava. Sempre lo stesso maestro, nello spiegare la respirazione di un fraseggio acuto, diceva che si doveva pensare di partorire. Lo diceva a tutti anche a chi, per natura, non aveva la struttura anatomica femminile; e ancora, che il sostegno di un suono avveniva con la stessa sensazione di quando si espletano le funzioni fisiologiche. Rido ancora pensando a quella maestra che, per far capire il suono in maschera faceva l’imitazione degli animali più vari come il maiale, il cane la scimmia o l’asino! Questa estate, allo zoo di Berlino, osservavo le scimmiette e a come si dimenavano gridando, ed o pensato a quanti potenziali cantanti ne sarebbero venuti fuori. Certo è,che quando nello studio del canto si ottiene un bel risultato, anche con l’esempio più assurdo, bisogna farlo proprio. Diventerà lostrumento di riscaldamento prima di ogni spettacolo.