Sono due strategie l’una tendenzialmente più affine alla finanza e alla produzione di servizi, l’altra a quella dell’industria. Sono due modi di interpretare le proprie convenienze di una nuova fase dai quali è comunque assente il lavoro. E non è detto che il capitalismo apparentemente più ragionevole non sia quello più esigente nella spoliazione dei diritti oltreché dei salari.
Ma comunque di queste due tendenze si discute fittamente e fra tanti pensieri sulla carta stampata e sul web, quello più interessante e per certi versi più raffinato è dell’operaia Fulvia che interviene su Il Manifesto: “quante parole…..un capitalismo o due, va bene facciamo pure queste riflessioni e poi? Per me che ho 35 anni di lavoro sulle spalle come operaia metalmeccanica e sto rischiando di essere una futura povera non mi aiuta a trovare la strada. Con il capitalismo ci ho sempre combattuto con scioperi e lotte di classe. Ora ci vuole più coraggio passiamo ai fatti, ragazzi. Svegliatevi dal torpore del benessere e dal delegare, prendete in mano la vostra vita”.
Il capitale di Fulvia è il coraggio e la lucidità con cui guarda alla propria condizione. Si perché nessuna elaborazione politico o economica può dimenticare che la vita è adesso.