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Fu così che un imprecisato giorno, tra il 1995 e il 1996, uno dei fans più accaniti di Phantasm telefonò a Coscarelli e gli disse: “Ehi Don! Mi chiamo Roger Avery. Ho qui pronta una sceneggiatura per te. Ci sto lavorando da tempo, spesso tralasciando i miei tanti impegni di lavoro, ma ho deciso che dovevo portarla a termine nonostante tutto, perché credo più al mio cuore che alla mia testa. Questa è la sceneggiatura di Phantasm IV. Quando cominciamo a girare?”.
Roger Avery non era, come potete immaginare, un ammiratore qualsiasi. Roger Avery era proprio QUEL Roger Avery che solo l’anno prima aveva scritto “Pulp Fiction” per Quentin Tarantino, portandosi a casa l’Oscar per il miglior soggetto originale. Mica pizza e fichi.
Come avrete già intuito dal titolo del post, il progetto scaturito dalla mente di Avery non si realizzò mai, ma quei pochi che ebbero la fortuna di leggere la sua sceneggiatura riferiscono che si sarebbe trattato di qualcosa di incredibile. Avery aveva immaginato uno scenario post-apocalittico globale, sul genere di “Dawn of Dead”, dove le uniche due città risparmiate dal caos e dalla distruzione sarebbero state New York e Los Angeles, due supermetropoli, cinte da mura altissime, dove tutto ciò che restava del genere umano viveva nel terrore di ciò che era rimasto fuori. Oltre le mura, tutto il mondo era regno incontrastato del Tall Man e dei suoi malefici nani servitori. Tutto il mondo era ridotto ad un cumulo pestilenziale di macerie, le tombe erano state scoperchiate e la morte aveva trionfato ovunque. Il destino aveva separato Reggie e Mike: mentre il primo aveva trovato rifugio nella Grande Mela, il secondo sopravviveva a stento nella città degli Angeli. Sebbene si fosse ormai quasi completamente impadronito del mondo, il Tall Man non aveva però ancora rinunciato al suo proposito originale, quello di continuare a tormentare il povero Mike.
Reggie, in seguito ad un incubo (o forse ad un contatto telepatico) si sarebbe convinto che Mike fosse in pericolo e, impavido, avrebbe deciso di abbandonare la relativa sicurezza offerta da New York per raggiungere l’amico in California, affrontando un viaggio ai limiti dell’impossibile. Sulle sue tracce si sarebbe inevitabilmente gettato ben presto il Tall Man con le sue orde di non-morti. La resa dei conti, si sussurra, sarebbe avvenuta oltre il portale, nella dimensione extraterrestre del Tall Man.
Il film si sarebbe dovuto intitolare “Phantasm 1999 A.D.” oppure "Phantasm 2012 A.D." oppure ancora “Phantasm’s End” e, si dice, fu anche offerto un ruolo importante a Bruce Campbell, l’eroe de “La casa” di Sam Raimi. Purtroppo tutto finì in niente. Non ci volle molto per rendersi conto che per mettere in scena un progetto così importante sarebbe stata necessaria una somma spropositata di denaro (vennero stimati circa dieci milioni di dollari). Ci volle ancora meno per rendersi conto che nessuno avrebbe mai tirato fuori un centesimo per produrre il quarto capitolo di una saga che era già stata dichiarata spacciata dal grande pubblico. E fu così che Coscarelli e Avery si salutarono, entrambi con un grande amaro in bocca (Avery apparirà tuttavia in un cameo di Phantasm IV). Ma anche dell’esperienza più negativa è possibile trovare il lato positivo e, in questo caso, la buona notizia fu che Coscarelli era stato risvegliato dal suo tradizionale torpore. Ancora solo un po’ di pazienza e sarebbe finalmente giunto il momento del quarto episodio, quello vero. Il momento di Phantasm Oblivion.
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