In realtà non aveva previsto di scrivere una recensione, per oggi; ma poi alla fine, un po’ per la richiesta di Wild, un po’ per una serie di chiacchierate letterarie con BibCan, un po’ perché ha bisogno di distrarsi (ché la “buona scuola” [sic] riserva pensieri complicati, e non sempre districabili), decide di lasciare qui poche note sparse (quasi a dire un telegramma) sul Cardellino, che le ha occupato le prime due settimane di scuola di settembre. E poi, domani, dopo le sue ore di ordinanza (e i privilegi delle mattine del sabato), si prende il suo zainetto e se ne parte, a raggiungere Spersa, verso CittàLassù.
Libro insieme colto e goffo, profondamente intertestuale e con una vocazione esplicitamente comparata, finisce per non riuscire mai davvero a uscire dai confini della letteratura profonda dell’America e dall’ombelico di Mark Twain. Troppo, e troppo poco insieme: a suo modo figlio di infiniti what if. Che cosa succederebbe se Huck Finn (Theo) e Tom Sawyer (Boris) fossero vissuti a cavallo del XXI secolo? Che cosa succederebbe se Harry Potter fosse stato lo stesso the boy who lived ma fosse nato irrimediabimente babbano? Che cosa succederebbe se l’orfano di Dickens fosse stato abbandonato per le strade di New York (un gran casino, perché la narrativa americana, anche quando è di trama, ha bisogno di altre strade e non può imitare Dickens)? Che cosa succede narrativamente a giocare coi fiamminghi imitando Proust (un altro bel casino, perché sostituire il possesso fisico all’estasi metracronica è un bel salto nel buio narrativo). Che cosa succede a imitare in versione reloaded i racconti di sballo della generazione beat? Che cosa succede a mescolare a tutto questo un po’ di thriller (pure con alcune scene irrimediabimente slapstick), un po’ di romanzo di costume dell’upper class americana, un po’ di romanzo saggio, il tutto condito da un bel po’ di Bildung?
La risposta, nella storia, è che si vince il Pulitzer. Che si sia scritto – nonostante i dieci anni e le ottocento pagine e una serie di elementi che lo rendono, malgrado se stesso, comunque ricco di interesse – un capolavoro inimitabile è tutt’altra questione.
(per il venerdì del libro).