Magazine Cultura
Il cardillo addolorato (1993), uno tra gli ultimi titoli, di Anna Maria Ortese è un romanzo assolutamente straordinario: procede con un sovrano gusto della narrazione lineare, salvo poi sfrangiarsi in un gioco barocco di sentimenti e di idee, quasi a echeggiare quel solco tra Illuminismo e Romanticismo, tra le idee e lo slancio passionale delle persone. A guidare la storia è l'invisibile cardillo del titolo, presenza metafisica evocata più che allusa, quasi una filastrocca, una fiaba di bimbi raccontata per spaventare gli estranei, per avocare una realtà impalpabile, priva di misura.
Il Cardillo, nientemeno: quell'uccello che non era un uccello, ma una sorta di destino, e al quale sua madre e anche Teresa e Ferrantina tornavano spesso, nei loro discorsi, come all'origine di tutti i mali della famiglia, al padrone malinconico delle loro vite.
Il Cardillo, dunque, con la maiuscola iniziale, non è un uccello, è una necessità, un desiderio eccentrico che scardina il presente e lo vanifica, è una creatura che distrugge chi lo ama... Perché è la nostra memoria, signore... il desiderio dei giorni belli... i giorni impossibili, che tutti abbiamo incontrato... almeno una volta, nella vita... Ma il Cardillo è anche soggetto, gorgo di speranze, e - nel suo essere soggetto - non è più soggetto e anzi sfonda la parete della letteratura e ci coinvolge tutti, lettori e personaggi, disavvezzi al suono degli astri come nelle antiche dottrine:
il Cardillo, che di tutti aveva pena e disprezzo, come i celesti messaggeri ne hanno di questo mondo volatile e implume, fece udire la sua vertiginosa e lieta canzone, davanti alla quale vorremmo tapparci le orecchie.
Saga di suggestioni verbali clandestine e molteplici e di impreviste, epifaniche assonanze, Il cardillo addolorato è un libro di sorprendente melodiosità e di incanto magistrale. Scritto con una scioltezza stregonesca e con un'eleganza d'altri tempi, questo tardo romanzo di Anna Maria Ortese, ancora tutto pregno di realismo magico (come poche altre penne del Novecento dopo le opere di Massimo Bontempelli), è incantevole. Sobrietà e mestiere sono le due doti precipue. Ma ne Il Cardillo addolorato c'è anche lo slancio fantastico, la grazia dell'esuberanza gratuita. della narrazione tout-court, per non parlare dell'assoluta teatralità napoletana, città dalla quale l'autrice era lontana da molti anni.
Non è un caso, credo, che proprio mentre usciva Il cardillo addolorato, Anna Maria Ortese stava per ripubblicare, a quarant'anni dalla prima edizione, Il mare non bagna Napoli. Nella premessa a quella ristampa, la scrittrice parla di spaesamento, di uno sguardo sul paesaggio e sulla realtà che non riesce a condividere con quelli che lei - romana di nascita - considerava un po' i suoi concittadini offesi. La Ortese, inoltre, sottolineava anche la differenza di emozioni sul panorama da lei offerto di Napoli e della Campania in generale, la mancanza di presa su ciò che chiamiamo "reale". È per questo, tra l'altro, che nella fase forse più magica della sua carriera, Anna Maria Ortese si rivolge al lettore, al Lettore silenzioso nascosto nel cuore dei rumorosi tempi moderni, chiedendone in continuazione la complicità. L'autrice chiama in causa un Lettore paziente, privo di Senso comune (il micidiale Sesto Senso!) e fornito invece di una sua antenna privata per raccogliere il "silenzio" glaciale dell'Universo.
Eppure, vale la pena ribadirlo, la scrittura della Ortese non è affatto iniziatica, privata o - ancor meno - ammiccante: la sua penna è anzi piana, melodiosa, struggente come il canto di un uccello; è a modo suo, popolare, di singolare forza empatica. È una scrittura lenta, o addirittura paciosa, che si prende il suo tempo e lo restituisce a noi in termini di puro piacere narrativo e di commosso inchino a un mondo sepolto dalle voci del tempo e dal silenzio di ciò che non si dice e - si teme - non si dirà mai più.
Possono interessarti anche questi articoli :
-
Perché al “concorso” Rai non dovrebbe andare nessuno
Miei cari, so che mi ripeterò, poiché ne avevo già parlato in precedenza ma sinceramente, la storia del concorso per giornalisti Rai mi ha nauseata ed... Leggere il seguito
Da Rory
CULTURA, MUSICA -
“pensare parole”: martedì 30 giugno 2015 “anime di vetro” di Maurizio De Giovanni
Il nuovo libro di Maurizio De Giovanni è “anime di vetro” edito da Einaudi e ancora una volta regala un romanzo bellissimo e con protagonista ancora il... Leggere il seguito
Da Dan76
CULTURA -
“Sense8″, serie Tv diretta da Lana e Andy Wachowski: l’umanissima mente alveare
Sense8 – serie TV uscita a inizio giugno per la Netflix diretta da Lana e Andy Wachowski– non si fa mancare nulla. Azione (dalle risse di strada al tripudio... Leggere il seguito
Da Alessiamocci
CULTURA -
Una famiglia americana di Joyce Carol Oates
Una famiglia americana Lingua:Italiano | Numero di pagine: 506 | Formato: Copertina rigida Isbn-10: A000179601 | Data di pubblicazione: 01/11/2004 Di Joyce Caro... Leggere il seguito
Da Monica Spicciani
CULTURA, LIBRI -
Novità librarie di luglio: alcune uscite da tenere sott'occhio
Luglio è alle porte, e le case editrici diradano le pubblicazioni concentrandosi soprattutto su libri "da spiaggia": gialli e thriller, naturalmente, ma non... Leggere il seguito
Da La Stamberga Dei Lettori
CULTURA, LIBRI -
Recensione: Il ladro di nebbia, di Lavinia Petti
Come si può convivere con il fantasma di ciò che è stato e lo spettro di ciò che non sarà mai? Non si può, ecco perché si muore. Non... Leggere il seguito
Da Mik_94
CULTURA