C’è una distanza incolmabile, una misura infinita, un punto perso nel nulla, fra la disfatta e la vera gloria.
Sono i millimetri che ci separano da un bacio.
Quella è l’unità di misura dell’anima, il confine fra un sorriso e un sospiro, la chiave che serve ad aprire il carcere del cuore.
È lo spazio tra un pianeta e il suo satellite, lo squarcio di un’emozione messa a lutto, la distanza fra il vivere e il sopravvivere.
È il percorso che separa i respiri, il sogno allo specchio di un salto senza rete, il secondo più lungo di un giorno immortale.
Sono quelli, i millimetri che ci impediscono di mescolare le nostre esistenze, è la voglia che urla di non stare più soli, quel battito improvviso come nella notte un tuono, un passaggio di stelle fra l’anima e la pelle, il sentiero che ci lascia qui, liberi e servi.
È quel tempo meschino, che fa crescere una fame incessante al gusto di rivolta e rassegnazione, quel vento di uragani che ci sfiora le mani, è l’attimo eterno prima di staccarsi piano per salpare via da un molo, il nostro sguardo intatto di latitudini da esplorare, la realtà di marciapiedi che si scontra con le vertigini di un’illusione clandestina.
È quello spazio di cielo più sereno, dove tirare tardi fra sbuffi di incoscienza e di impaziente frenesia, è la buona compagnia dentro una cantina d’inferno, un’esistenza passata in attesa fino a scordarsi per quale motivo dover respirare.
Sono gli anni passati a guardare il nostro brivido di fronte, il percorso di un viaggio indeciso contro un richiamo ammaliante.
È quella, la distanza più difficile, quella che separa due labbra, che non sono due labbra, sono due vite, non sono due bocche, sono due costellazioni e se le guardi vedi il carro dell’orsa maggiore, non sono due corpi, sono due voci che vibrano insieme e se le ascolti senti Maria Callas in Casta Diva.
Quel bacio è lì, in attesa, aspetta solo un atto di coraggio.
Io di strada ne ho fatta e sono arrivato fin qui, di quel bacio ne sento il sapore, però ti prego, questi due millimetri adesso falli tu.
“Beato cioccolato, che dopo aver corso il mondo, attraverso il sorriso delle donne, trova la morte nel bacio saporito e fondente delle loro bocche.” (Anthelme Brillat-Savarin, Fisiologia del gusto).