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La Jugoslavia era uno stato del sud est europeo che dal 1918 ha avuto come capitale Belgrado. Fino al 1991 riuniva Serbia, Coazia, Slovenia, Macedonia, Bosnia ed Erzegovina sotto il nome di Repubblica Socialista Federale di Yugoslavia. A seguito dello smembramento del territorio ex-jugoslavo la Serbia è stata unita al Montenegro nell'Unione Statale di Serbia e Montenegro, ma in seguito al referendum del 21 maggio 2006 il Montenegro ha votato per l'indipendenza. A seguito del referendum, la Confederazione è stata sciolta e la Serbia (così come il Montenegro) è divenuta uno Stato sovrano. Nel 1999 la provincia autonoma del Kosovo venne posta sotto il protettorato internazionale UNMIK e NATO con la Risoluzione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite numero 1244 del 1999, che prevedeva l'elezione di un Parlamento locale; falliti i negoziati che avrebbero dovuto definire lo status della regione, il Parlamento del protettorato ha approvato la dichiarazione d'indipendenza del Kosovo il 17 febbraio 2008. Il giorno seguente il Parlamento della Serbia ha dichiarato di considerare nulla e priva di ogni effetto la predetta proclamazione. Attualmente il Kosovo è riconosciuto come Stato da 89 dei Paesi membri dell'ONU (tra cui 22 dell'Unione europea) più Taiwan e Sovrano Militare Ordine di Malta. La Repubblica di Serbia è un paese membro delle Nazioni Unite, del Consiglio d'Europa е dell'Organizzazione della Cooperazione Economica del Mar Nero. I cittadini della Serbia dal 2009 possono viaggiare senza obbligo di visto nei Paesi dell'Unione europea; il 2 marzo 2012 la Repubblica di Serbia è diventata ufficialmente candidato per l'adesione all'Unione Europea. Belgrado (in serbo Beograd) è la capitale della Repubblica di Serbia: si trova nella provincia della Serbia centrale, nel punto di confluenza tra i fiumi Sava e Danubio, dove il territorio della Penisola Balcanica incontra la Pannonia. Con una popolazione di più di 1.150.000 abitanti, quella di Belgrado è l'area metropolitana più popolosa dell'ex Jugoslavia nonché la quarta nell'Europa sudorientale dopo quelle di Istanbul, di Atene e di Bucarest.
Lo stato jugoslavo nel periodo di Josip Broz Tito ha costituito il VATROGASNA SLUZBA; il motto è tuttora “Vatru gasi, brata spasi” cioè “Fuoco spento, fratello salvato”. Nel 2003 la situazione del personale operativo era di 3.000 uomini su base statale e 1.000 nella logistica e nella prevenzione incendi: ciò non toglie che a livello europeo sia quello che possiede il minor numero di pompieri rapportati all’unità di spazio, circa la metà di quanti ne occorrerebbero a pieno regime. Di questi 658 operano a Belgrado, che in rapporto ad una città di circa 2 milioni di abitanti risultano decisamente sottodimensionati, tanto che in alcune partenze anche di emergenza si trova un pompiere da solo; nonostante l’assenza di uomini e mezzi riesce comunque a coprire il territorio di pertinenza lasciando passare tra i sette e gli otto minuti dall'allarme all'arrivo sul posto, anche grazie ai rinforzi che possono arrivare da Novi Sad, Vojvodina e altre città vicine, ciò è possibile anche in virtù del fatto che la Serbia ha conservato una organizzazione del Servizio antincendi a livello centralizzato statale. Il guadagno di un pompiere serbo di attesta attorno a 32.000 dinari, circa 300 euro. Tra i mezzi in dotazione si trova la scala da 54 metri, che però non è in grado di raggiungere la totalità dei piani dei palazzi più alti della città.
Il casco in collezione è il particolarissimo casco detto del tipo “viennese” appunto perché si trovava in utilizzo in Austria per equipaggiare i prodi pompieri del Paese mitteleuropeo; da qui la sua diffusione si estese alla Jugoslavia, che lo adottò massivamente complice la sua leggerezza, la sue doti di resistenza ed il basso costo produttivo. Prodotto in alluminio pressato con la notevole cresta a sei braccia che va a racchiudere la calotta dell’elmo, nella parte bassa possiede una cresta leggermente più aggettante nella parte posteriore per il solito discorso di proteggere chi la utilizza da braci ed acqua. L’interno è in panno di lana cotta con cuffia interna in pelle come il sottogola, e sul frontale si trova il bel fregio dei pompieri yugoslavi che richiama al centro il medesimo casco su cui è giustapposto sormontato da una stella rossa. Risulta sicuramente essere uno dei caschi più particolari della collezione, che suscita domande e ammirazione in chi si trova ad osservarlo per la prima volta.
Nell’ultima foto si vede un soccorso persona in cantiere edile, prestato da due pompieri in divisa con i caschi descritti.
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