Il casco senegalese Adrian 33 di M'Bour

Da Archipapo




La Repubblica del Senegal è uno Stato dell'Africa occidentale, con capitale Dakar. Il suo territorio si estende per circa 200.000 chilometri quadrati nell'estrema parte occidentale dell'Africa sudanese e ad ovest si affaccia sull'oceano Atlantico. Il clima è tropicale ed il paesaggio è composto in buona parte dalla savana, in cui si alternano una lunga stagione secca invernale e una stagione umida estiva. La popolazione del Senegal ammonta a 12,6 milioni di abitanti,distribuita principalmente lungo la fascia costiera e nell'immediato entroterra; l'interno, in buona parte arido o semiarido,è occupato da comunità minori lungo le rive dei fiumi. La maggiore città del paese è la capitale Dakar, che conta circa 2,6 milioni di abitanti e concentra una buona parte dell'intera popolazione urbana del paese. Il territorio senegalese venne interessato dal prolungato dominio coloniale europeo, principalmente francese; si rese indipendente dalla Francia nel 1960, dapprima in unione con il Mali e successivamente come Stato indipendente.
In Senegal i pompieri sono militari e dipendono dal “Groupement national des sapeurs-pompiers”, Raggruppamento Nazionale degli Zappatori Pompieri, in puro stile francofono a testimoniare le origini coloniali francesi di questo Paese. Lo Stato maggiore è presso la caserma principale di Dakar di avenue El Hadj Malick ed è al comando del generale Ibrahima Gabar Diop. Nel 2000 hanno effettuato 18.068 interventi, di cui 1.543 incendi, 9.142 soccorsi persona, 5.198 operazioni varie e 2.185 sopralluoghi di prevenzione incendi. Il centro di soccorso di M’Bour, nato nel 1996, va ad assicurare il servizio di soccorso che prima veniva fornito dal centro di Thies, capoluogo dell’omonima regione che dista alcuni chilometri dalla città. A M’Bour ci sono 84 pompieri agli ordini del luogotenente Mouhamad Diaw assistito dal maggiore Abdou Fall. Effettua una media di 5 interventi al giorno con l’utilizzo di sei mezzi: due ambulanze (codificate come VSAB in gergo tecnico), un furgone Comando Renault Master, come vettura servizio ha in dotazione una Peugeot 505, e dispone di due mezzi di intervento, una prima partenza Berliet Camiva del 1977, dono dei vigili del fuoco francesi, ed un vecchio ma ancora efficiente Magirus Deutz del 1963 a quattro ruote motrici, dono dei pompieri tedeschi. Entrambi hanno attrezzatura da soccorso, il gruppo da estricazione, attrezzi vari oltre alla classica dotazione da incendio, lance, divisori e 120 metri di manichette in tela. In ultimo ci sono due pick-up Mazda fuoristrada per soccorsi speciali. La penuria di fondi fa sì che, in caso di guasto, un mezzo debba rimanere fermo anche tre mesi in attesa dei pezzi di ricambio. Per quanto riguarda il carburante lo Stato fornisce ai centri di soccorso 500 litri al mese sotto forma di buoni benzina o gasolio, in caso di esubero di consumi i pompieri si rivolgono al Municipio per cercare di avere la differenza. La vita del pompiere senegalese inizia con la sveglia alle 6, e fino alle 7 si svolgono le operazioni di igiene personale e di preparazione e consumo della colazione. Alle 8 si confrontano i turni montante e smontante, con l’appello e la formazione delle squadre e l’attribuzione delle mansioni. Fino alle 9 c’è attività sportiva, poi si passa alla manutenzione della sede e dei mezzi. Alle 14:30 si consuma il pasto, tutti insieme appoggiati a terra, come da tradizione senegalese; si condivide il piatto nazionale composto di riso e pesce con peperoncino. Servendo un bacino di 300.000 abitanti su 2200 chilometri quadrati, il Centro di Soccorso si trova a gestire numerose tipologie di incidenti, principalmente quelli stradali, dovuti al precario stato della viabilità alternante asfalto e piste sterrate o addirittura sabbia, situazione che peggiora durante la stagione delle piogge; altro fattore è la precaria manutenzione del parco veicoli, che spesso nella guida notturna non dispongono di illuminazione efficiente. Vista la tipologia di trasporti che si svolgono spesso su torpedoni e camion non è infrequente la chiamata per incidenti con dieci o anche venti feriti: in questi casi si dispongono due barelle sovrapposte e vengono requisiti veicoli civili per portare in ospedale i feriti, anche caricandoli nel cassone dei pick-up. Altra tipologia di interventi sono gli incendi di sterpaglie nella savana, che nella stagione secca, da dicembre a febbraio, possono anche coinvolgere villaggi e cittadine, che essendo spesso costruiti in paglia costituiscono veicolo di diffusione molto veloce. Il Centro dispone inoltre di una squadra SAF speleo-alpino-fluviale abilitata al soccorso acquatico; hanno tre bombole di aria pressurizzata e qualche muta per gli interventi in profondità.
Il casco in collezione è un Adrian di fabbricazione francese, che qui troviamo nella viariante 1933 prodotta fino al 1980 e passato ai colleghi oltremare durante gli anni della colonizzazione e anche in quelli seguenti. Discendente del primo elmo militare che un militare francese, il generale Louis Auguste Adrian appunto, aveva ideato nel 1915, era molto pratico e leggero (tra i 670 g e i 750 g) ed era ispirato nel disegno a modelli di copricapo e caschi da cavalleria e dragoni. L'esercito francese, fino a quando non fu inventato l'elmo Adrian, cercò spesso di modificare il tipico ed elegantissimo “chepì” rimasto in uso fino ad oggi e che gli stessi Sapeurs Pompiers utilizzano come cappello di rappresentanza; tra il 1836 ed il 1915 si ebbe un'infinità di varianti di “casques d'essai” o caschi sperimentali, creati oltre che per l'esercito, anche per i pompieri e la gendarmeria. Osservando l'Adrian e alcuni modelli sperimentali come ad esempio i caschi dei Sapeurs- Pompiers de Paris del 1885, si può notare la somiglianza tra queste due tipologie. Nel 1915 troviamo quindi la prima versione del casco Adrian per i pompieri, nel colore cromato, predecessore di questo da cui si differenziano alcuni particolari della rivettatura e della cresta in sommità; altre modifiche verranno apportate nel 1923 e nel 1926 per finire con il modello definitivo, il 1933 appunto, qui raffigurato. L’interno è in cuoio come il sottogola; la placca, in lamierino stampato con un coreografico decoro con le solite foglie di quercia ed alloro con scudo e granata fiammeggiante al centro, riporta la scritta “Sapeurs Pompiers Senegal” nel cartiglio in sommità.
Qui si trovano immagini dei mezzi del centro di soccorso, da cui è tratta la foto in quinta posizione;
E qui vengono rappresentate molte varianti del casco descritto, nel sito del collega francese Martial Grenot.

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