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Al solito quando ci sono novità nella collezione provvedo ad aggiornare la pagina relativa. Ho già detto in altri post che le ragioni di spazio mi costringono a collezionare un casco per ogni nazione, e siamo a 70. Dopo una lunga riflessione sono giunto alla decisione di sostituire il precedente casco rosso da ufficiale volontario di Ginevra con questo, da pompiere permanente. E' un esemplare molto raro di casco Gallet F1 dei Sapeurs Pompiers di una città che amo moltissimo e ricca di ricordi per me molto belli, la città di Ginevra. E’ capitale nell’omonimo Cantone situato all’estremo ovest della Confederazione Elvetica, stretta tra il territorio francese che la cinge per il 90% dei suoi confini ed lago Lemano; è uno dei quattro Cantoni elvetici completamente francofoni. E’ nel colore bianco da vigile mentre gli ufficiali l'hanno rosso, ed è nella variante SA cioè “tagliato” alla maniera elvetica; la visiera è del tipo completamente trasparente con sottostanti occhiali protettivi; ai lati e sulla parte posteriore reca le bande catarifrangenti nella loro forma particolare che contraddistingue i caschi del SIS (Service Incendie et Secours di Ginevra), che qui sono bianche per il grado di vigile, divengono gialle per il vigile esperto, rosse per il caposquadra e verdi per il "Chef sergent", o caporeparto. La placca è nera con il simbolo della città, adottato nel 1814 ma in realtà formatosi nel 1446 dall'unione dello scudo imperiale (aquila nera in campo d'oro) con un precedente stemma recante le chiavi di san Pietro, patrono dell'antico vescovato, allora d'oro in campo rosso; il motto, che qui compare nel cartiglio giustapposto, è “Post tenebras lux” (che io trovo esistenzialmente meraviglioso: “la luce dopo le tenebre”, o “dopo le tenebre viene la luce”). Dato che gli attacchi per il sottogola nel Gallet “normale” si trovano nella porzione che qui risulta appunto tagliata, questi risultano spostati leggermente verso l’alto, integrati in un sistema che include un profilo in plastica nero di protezione della porzione tagliata ed un perno di riscontro esterno, sempre in plastica nera; la mentoniera è in pelle di tipo “ARI” per il fatto che essa è compatibile con il sistema di respirazione autoprotetta con maschera integrale, che nel Gallet viene agganciata lateralmente ed avvolge tutto il volto dell’utilizzatore.
I pompieri di Ginevra sono inquadrati nel SIS già citato qui sopra, che è acronimo di "Service d’Incendie et de Secours", e sono composti di 220 unità permanenti, che li rendono i più numerosi di tutti Cantoni elvetici; vi sono tre caserme in città, di cui solo la centrale garantisce il servizio sulle 24 ore, mentre nelle altre due la copertura avviene fino alle 22, poi subentra la centrale per l’intero Cantone, supportata da una capillare organizzazione di corpi volontari. Le tipologie di interventi sono molto variate stante la natura poliedrica della città, a vocazione turistica, residenziale, commerciale, bancaria, internazionale (è sede di importanti uffici tra cui l’OMS Organizzazione Mondiale della Sanità e l’UNHCR, l’Alto Commissariato ONU per i rifugiati, oltre che la sede principale della Croce Rossa Internazionale), industriale ed agricola; per una buona parte si affaccia sull’omonimo lago, ambiente che richiede sommozzatori ed unità acquatiche. Esiste anche il distaccamento aeroportuale, a protezione di uno scalo intercontinentale di importanza internazionale.
A differenza di altri quest'elmetto non presenta praticamente nessun segno di utilizzo, cosa che per me non costituisce una discriminante; apprezzo parimenti il casco intonso e quello massacrato, per il fatto che il casco nuovo o poco usato esalta la bellezza delle forme, i particolari ed i dettagli, mentre il casco usato racconta la sua storia, che lo intride fino ad entrare a farne parte indissolubilmente. Tacche, ammaccature, segni del fuoco, odore di vita vissuta e fuliggine, quando è possibile cerco di non rimuoverli completamente (a parte una doverosa, energica pulita: il casco russo è stato addirittura sottoposto a prove radiometriche, quando l'ho visto in fotografia addosso ad un pompiere di Chernobyl): fanno parte della vita del casco e sono come le cicatrici di un valoroso guerriero, che non vengono dissimulate ma anzi esposte con orgoglio, a dire: "ci sono passato, ma sono ancora qua"...
Il sito del SIS nel portale del Comune di Ginevra
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