Magazine Opinioni
UFO Notiziario n° 15 - Settembre / Ottobre 2000
Verso le 21.30 del 9 dicembre 1962, il Sig Antonio Candau stava percorrendo a piedi una strada collinare di Bologna, la Via Codivilla, un vialone alberato, a quell'ora praticamente deserto, quanto a passanti e a traffico. Le condizioni di luminosità erano più che buone, grazie ad un cielo del tutto terso, anche se privo di luna, ed ad una fila costante di lampioni, disposti lungo il tratto in questione. Improvvisamente la sua attenzione fu colta da uno strano sibilo che proveniva dall'interno dell'adiacente parco di San Michele in Bosco. Volto lo sguardo oltre la cancellata, un'incredibile scena si spalancò ai suoi occhi: a circa una decina di metri di distanza un "disco volante", secondo la definizione all'epoca in voga per gli odierni UFO, stava prendendo terra. L'oggetto, dalla classica forma a scodella rovesciata, misurava circa nove metri di diametro, ed era di colore "grigio oro" o "argento bronzato". Numerose luci multicolori, simili a segnali stroboscopici, giravano senza posa, con veloce intermittenza, sulla parte superiore dello scafo. Il disco atterrò, apparentemente senza effetto alcuno, sul terreno e senza muovere il copioso fogliame circostante, fermandosi a circa un metro dal suolo, cosa che fece dedurre al testimone la probabile presenza di strutture di sostegno. Una volta ferma, la "cosa" distava non più di tre o quattro metri dall'osservatore, che pertanto disponeva di un'ottima visuale. Improvvisamente sulla sommità dell'oggetto, una specie di "portello" si aprì lentamente verso il basso, a mo' di ponte levatoio, scoprendo un vano interno emanante una luce chiara, che rivelava il. progressivo delinearsi di due sagome apparentemente di tipo umano: le figure era come se stessero emergendo da una specie di scala interna. Completamente ribaltato verso l'esterno, sino a toccare il suolo, il "portello" rivelò internamente una serie di gradini, sui quali i due esseri presero a scendere. La loro statura misurava circa un metro e 70, indossavano un'aderente tuta gialla, che evidenziava una grossa cintura in corrispondenza della vita; al fianco destro portavano un qualcosa di scuro, ingenuamente ravvisato dal testimone in una "ricetrasmittente". Privi di casco, procedevano affiancati in perfetta sincronia con movenze da automi, e mostravano possedere capelli alquanto corti e scuri, mentre i loro volti erano caratterizzati da "vistosi occhi che brillavano nell'oscurità come quelli dei gatti". Presumibilmente accortesi della presenza del Candau, le entità fecero un simultaneo ed improvviso dietro front e presero a risalire la scaletta. Giunte in cima, il chiarore proveniente dall'interno del disco mise in evidenza il colore olivastro della loro pelle, prima che gradatamente scomparissero dalla visuale del testimone, esattamente come si erano dapprima palesate. Nel frattempo la scala si ritirava mentre il portello cominciava a richiudersi, muovendo dal basso verso l'alto. Prima ancora che la chiusura si fosse completata, il disco volante prese a staccarsi dal suolo, emettendo lo stesso sibilo iniziale precedente l'atterraggio e giunto ad una quota di circa 80-100 metri scomparve, deviando ad angolo retto verso Sud Ovest, al di sopra della collina di San Michele in Bosco.
L'intero avvistamento era durato non più di due minuti e mezzo, un lasso di tempo che per quanto irrisorio era stato contraddistinto dalla assenza di ulteriori testimoni e durante il quale non si era verificata alcuna interferenza con gli impianti di illuminazione del posto.
Il giorno successivo il Candau passò in rassegna le pagine del quotidiano locale, "Il Resto del Carlino", nella speranza di rintracciare notizie di avvistamenti di dischi volanti, che potessero convalidare la sua storia, ma non trovò riscontro alcuno. Un suo tentativo di confidarsi in proposito con il principale, con il quale aveva ottimi rapporti, ebbe come tutta risposta l'amichevole consiglio di non menzionare ad alcuno tale vicenda. Tornò più volte nei giorni successivi sul luogo dell'avvistamento, anche lui, come esattamente anni dopo avrebbe fatto il Rizzi, alla disperata ricerca di riscontri oggettivi del passaggio della "cosa", ma il terreno non evidenziò nulla di particolare ai suoi occhi, al di fuori di un'area nella quale l'erba appariva come schiacciata, cosa che peraltro era possibilmente da attribuirsi a fattori convenzionali. Sentendosi pertanto di fatto solo con se stesso e con il ricordo di quella breve ma straordinaria visione, il Candau scelse per lunghi anni il silenzio: un destino comune a moltissimi altri testimoni.
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