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Il caso Claps: quando le ragazzine scompaiono e una comunità intera è per lo meno omertosa

Creato il 16 dicembre 2010 da Antonellabeccaria

Il caso Claps di Pino CasamassinaPino Casamassina, nel corso della sua carriera di giornalista, ha seguito più spesso storie di terrorismo e di criminalità di politica. Ma quella di Elisa Claps non è semplicemente una vicenda da archiviare nelle pagine di cronaca nera. Nel libro Il caso Claps, uscito a ottobre 2010 per i tipi di Albatros, ricostruisce una concatenazione di eventi che culmina il 12 settembre 1993 con la scomparsa della sedicenne potentina, che sparisce nel nulla una volta che si è avvicinata alla Chiesa della Santissima Trinità. Lì, intorno a mezzogiorno, aveva appuntamento con un ragazzo, Danilo Restivo. Il quale dice che sì, Elisa l’aveva vista, di fronte al portone, ma per pochi minuti. Poi lei se n’era andata e lui era entrato per pregare.

Domani di Maurizio ChiericiQuesta è la prima bugia e quando è chiaro che Elisa quella sera non farà ritorno a casa, i familiari si rivolgono alla polizia e chiedono aiuto. Ma verranno rimbalzati perché la tesi che prende il sopravvento è quella dell’allontanamento volontario. Certo, non tutti se ne laveranno le mani: c’è quel dirigente della squadra mobile di Potenza che, in una relazione di servizio redatta poche settimane dopo, parla di omicidio a sfondo sessuale e del cadavere che giace probabilmente nascosto nelle vicinanze. Ma in molti invece fanno meno del minimo indispensabile. I presunti motivi emergeranno nel corso dei 17 anni in cui niente si saprà di Elisa: comuni appartenenze massoniche, commistioni di interessi, amici che si trovano nella scomoda posizione di indagare su altri amici.
Intanto il tempo trascorre e la non così grande comunità potentina appare una specie di Peyton Place dalle tinte ancora più fosche. Ci sono gruppi di adolescenti che si accusano a vicenda e che dicono spesso il falso. Ci sono altri gruppi, questa volta di adulti, che fanno in modo che le prove scolorino e gli indizi vengano occultati. Ci sono le segnalazioni che indicano la presenza di Elisa un po’ in tutta Italia e poi in Albania. C’è la finta mail dal Brasile che dice “sto bene, non torno”. Fino a quando, nella primavera del 2010, un cadavere viene ritrovato nel sottotetto della chiesa della santissima trinità, proprio quella da cui la ragazzina scomparve. Era sempre stata lì, Elisa, a due passi da tutti, coperta da assi, calcinacci e tegole. Ed è difficile credere che i sacerdoti che si sono avvicendati nel corso del tempo non abbiano mai saputo, dato che a più riprese qualcuno potrebbe averci messo le mani in quell’angusto locale accanto al campanile. Di fronte a questo scenario, scrive Pino Casamassima:

Il fratello di Elisa ha chiesto che sia fatta chiarezza su tutte le responsabilità, perché se da un lato l’omicidio in sé presenta ormai contorni precisi, dall’altro, sul versante delle complicità e delle reticenze, sono ancora predominanti ombre e oscurità. Per questo motivo Gildo si è rivolto direttamente a chi “per viltà, ignavia o sudditanza al potere, non ha parlato pur sapendo. La verità deve venire fuori, è un dovere civile di coraggio verso una città intera che ha il diritto di sapere.

(Questo articolo è stato pubblicato sulla rivista Domani diretta da Maurizio Chierici)


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