Analisi di un fenomeno sociale preoccupante che rischia di venire sottovalutato e scambiato per un male necessario perché condiviso.
Chi è il sig. LaQualunque Cetto ? Perché Albanese se ne è occupato nella sua ultima satira? Perché lui stesso lo definisce il personaggio più schifoso e rivoltante che abbia ad oggi avuto modo di interpretare?
Forse perché la realtà supera di gran lunga la fantasia, e questo ce lo ha insegnato la storia.
Il sig. LaQualunque si comporta in modo qualunquista che non vuol dire distratto; è attentissimo ai propri interessi, ai propri piaceri, alla propria idea di “saper stare nel mondo”.
Il mondo è un luogo che ci deve dare soddisfazione, dove la sola legge che conta è quella che ci siamo data; sembra che in questo mondo ad personam dove regna sovrano il maschilismo e l’amore per il pilu tutto ruoti appunto intorno ad una incontenibile attrazione per il sesso; la sola cosa che conta è avere merce femminile in abbondanza, oltre che una famiglia più o meno regolare in cui la moglie possa garantire quel servizio costante che il popolo delle donne ad ore non può certo assicurare.
E poi le mogli servono per fare figli, quei figli che in caso di bisogno possono addirittura salvarci dal carcere, magari facendo risultare queste ignare e incolpevoli creature le sole perseguibili delle nostre malefatte.
Ironia della sorte; fatta la legge, fatto l’inganno; la stessa legalità si mette al servizio del delinquente, del truffatore, del parassita, di quello che la legge la studia proprio per saperla raggirare…
Assenza totale dell’idea di Stato, assenza totale del rispetto delle differenze, assenza totale del rispetto dei più elementari diritti civili, personali e sociali.
Il nostro vicino di casa o ci è amico, ossia appoggia quello che è la nostra visione del mondo, o è un avversario da abbattere, non fisicamente ma psicologicamente. L’eliminazione fisica è sconsigliata perché di difficile gestione e di non utile strategia; per un uomo morto come vittima ce ne sono altri cento dopo di lui pronti a prendere il suo posto…Questo non accade nel caso della lotta verbale, condotta a suon di convegni, comizi, duelli, confronti e campagne elettorali, dove vince chi la spara più grossa, chi conquista meglio la platea con le proprie acrobazie dialettiche e ballistiche.
E poi l’importante è non lasciare nulla all’immaginazione; la gente vuole avere di che divertirsi, solo questo conta; la cultura, il sapere, i valori, l’impegno, il senso del dovere, l’assistenza ai più poveri…sono tutte minchiate, argomenti degni del più idiota dei candidati alla poltrona governativa di sindaco.
Questo attacco metodico e chirurgico alla democrazia è condotto non certo senza degna strategia; per vincere si possono anche mobilitare adeguati sostegni che ci sappiano garantire il successo, la riuscita finale, perché la posta in gioco è troppo alta. Ci si gioca la propria terra, il suo immobilismo, il suo stare ai margini della legalità, il suo non riconoscersi parte di un sistema generale e politico dove contano ancora l’onore, quello serio, la parola data, quella spesa, l’impegno sociale, quello che fanno di un paese barbaro un paese civile e degno di stare accanto a chi allo sviluppo dei popoli ha dedicato se stesso.
Eppure il sig. Cetto è persino simpatico, è persino divertente, ha un qualcosa di assolutamente condivisibile; è per l’appunto l’uomo della porta accanto, quello che prima pensa alla propria pancia e poi di nuovo alla propria pancia…e poi è un uomo che vince, dunque piace; non si cerchi di educarlo, di fargli cambiare idea, di trasformarlo, di convertirlo; lui è in una sola parola inamovibile, sa quello che vuole, sa quello che deve fare, è sostenuto da una schiera fedele di fedelissimi che riconoscono in lui il loro capo naturale.
Il sig. LaQualunque scende in politica per salvaguardare la propria sopravvivenza, o meglio, per garantirsi quelle impunità che diversamente rischierebbe di perdere, come per esempio potere continuare a non pagare le tasse, potere avere indisturbato due mogli o comunque due femmine sotto lo stesso focolare domestico, potere arricchirsi al di fuori di ogni regola, dove tutto sembra nulla, nessuna irregolarità è di fatto irregolare, perché non si è mai visto che là dove lo Stato è sempre risultato assente, questo stesso Stato possa avanzare dei diritti sulla nostra vita.
L’unica colpa che ancora sembra non sporcare il signore in questione, è quella del fare uso o spaccio di droga; forse è questo conservarsi in un contesto tutto sommato ancora pulito che conferisce al sig. Cettolaqualsiasi la indubbia ed onnipresente popolarità.
Le regole del sig. Fatti i cazzi tui sono del resto elementari, quasi primitive: la prima su tutte è quella del non affezionarsi a nessuno; chi si affeziona è un coglione, è un perdente, è uno che non sa stare al mondo, un emarginato, un perseguitato, un cattivo esempio da non imitare.
Le persone sono semplicemente delle proprietà; impera la legge del dare per avere, del restituire per avere ricevuto, del rispetto dei ruoli, dove l’unico ruolo che conta è quello del capo.
In un mondo siffatto non c’è pericolo di stare fuori tempo; il tempo presente è il solo degno d’essere vissuto, che non è il cogli l’attimo che fugge, ma il fottiti il prossimo ora prima che sia il prossimo a fottere te…
Esagerazione? Pessimismo non giustificato? Parodia di un mestiere, quello del politico, che ormai ha toccato i minimi storici nel cammino del nostro giovane e glorioso paese?
Nulla di tutto questo, purtroppo. Semplice e cruda verità. Certo, una faccia della verità, quella che sembra accettare passivamente e senza reagire questo sistema di vita per nulla degno d’essere condiviso.
Dietro il sig. Qualunquemente e comunquemente per certo esiste e sopravvive una folta schiera di persone normali che quando vanno a votare non danno la propria preferenza a questo partito, lo schieramento del degrado più assoluto, della più desolante perdita di ogni punto di riferimento…ma ancora cercano e credono di potersi migliorare, di potere trasmettere ai propri figli un senso per quello che si fa, che si è, che si pensa, che si sceglie…
Il sig. del partito del Pilu, aldilà del suo potere ricordare qualcuno nello specifico piuttosto che altri…è in una sola parola tutta la nostra classe dirigente attualmente al governo, o meglio, chiama tutti i nostri politici a questo vaglio, a questa osservazione doverosa.
Se poi pensiamo che questi politici li votiamo noi, il senso di colpa si può gravemente allargare…
Il fatto che il personaggio in questione sia poi un personaggio del sud piuttosto che del nord, non fa che acuire la tragedia della differenza di questi due mondi che abitano dentro la stessa famiglia; ragioni storiche, ragioni secolari, ragioni politiche precise che andrebbero una volta per tutte affrontate e risolte.
La cosa che più sconvolge, quando si esce dalla sala dopo la visione del film, è una certa vaga e neanche tanto vaga sensazione sconsolatrice …
Un vocina dentro di noi ci dice “Le cose non cambieranno mai” ed un’altra vocina dentro di noi ci dice “Però io conosco persone che non farebbero mai quello che il sig. Qualunque farebbe e fa…”
Dunque la speranza è davvero l’ultima a morire…