Il caso di Danilo Quinto: chi tocca il partito radicale muore

Creato il 21 febbraio 2012 da Uccronline

Una lunga militanza nel partito Radicale di cui fu anche Tesoriere, vent’anni della sua vita dedicati anima e corpo a sostenere le idee di un partito, senza alcun guadagno personale e per sincera devozione alla causa. Eppure tutto questo non è bastato a Danilo Quinto per farsi riconoscere due decadi di lavoro onesto e passione, ma gli è fruttato una denuncia a tavolino per supposte frodi ai danni del partito Radicale per il cospicuo risarcimento di 200.000 euro. A nulla sono servite le prove documentate della sua specchiata onestà, nei verbali originali delle riunioni dove ogni movimento di denaro veniva approvato dallo stesso consiglio direttivo del partito.

Danilo Quinto è oggi un sincero credente dalla spiritualità profonda, figlio di un percorso verso la Fede iniziato nel 2004 per merito della donna che sarebbe diventata sua moglie e la madre dei suoi figli. Nel 2005 lascia il suo posto nel Partito Radicale, chiedendo la giusta retribuzione per il lavoro svolto e iniziando di conseguenza il calvario processuale di cui abbiamo già parlato. Nelle sue parole traspare una serena remissione alla volontà di Dio e nessun odio verso i suoi nemici, sebbene è ormai chiaro che tutto quello che sta passando non sia frutto di una sua colpa reale, ma della vendetta personale dei suoi vecchi compagni di Partito.

Sorge spontanea una domanda, a questo punto: come è possibile che un partito da sempre minoritario possa riuscire a portare così tanto avanti una palese vendetta personale? Cosa spinge i paladini della liberalità assoluta ad accanirsi in questo modo contro un loro vecchio collega, un compagno di battaglie per di più con una famiglia a carico? L’immagine di partito pacifista e progressista cozza pesantemente con la realtà di sopraffazione verso i “traditori”. La corruzione e la falsificazione di prove processuali, per pura vendetta personale, mostra come questo partito -scarso di sostenitori-, abbia in realtà un’influenza che travalica i meccanismi della democrazia. Tutto ciò, per lo meno, dovrebbe far nascere domande.

Danilo su “La Bussola Quotidiana” ha più volte dimostrato come la vera anomalia italiana sono i soldi pubblici che arrivano al partito di Pannella, a partire dall’Affare Radio Radicale. Egli ha parlato delle paradisiache pensioni dei parlamentari radicali, al di là delle loro battaglie di facciata, dei continui introiti statali  al Partito indipendentemente dal colore della maggioranza di governo, dell’impresa politico-imprenditoriale che è oggi il partito di Pannella & Bonino, dei veri motivi per cui si battono per lo svuotamento delle carceri (coagulare una nicchia di consenso). Infine ovviamente dei 10 milioni di euro intascati per la loro radio, anche grazie all’inspiegabile supporto di politici sedicenti cattolici, come Mario Baccini, Laura Bianconi, Luigi Bobba, Pierluigi Castagnetti, Renato Farina, Giuseppe Fioroni, Marco Follini, Maria Pia Garavaglia, Savino Pezzotta e Eugenia Roccella. Su questa vicenda, da poco tempo, è stata aperta questa pagina Facebook a cui invitiamo tutti ad aderire.

Ma chi prova a mettere il naso negli affari di Pannella e soci, -spiega Cascioli- evidentemente deve mettere in conto di pagarne le conseguenze, perché gli amici dei radicali sono tanti, insospettabili e piazzati ovunque nei posti che contano. In questo articolo l’ex radicale descrive l’abbandono del “male”, come lo chiama lui, ovvero l’addio al Partito. In quest’altro la sua conversione. Siamo sicuri che Danilo avrà giustizia, in questa vita o nell’altra. Diffondiamo quanto possiamo la sua storia e le sofferenze che è costretto a subire: rendiamogli giustizia per quello che è nel nostro potere di fare.

Qui sotto la descrizione di Danilo Quinto (del 9/02/12 per Corrispondenza Romana) su quanto avvenuto, video pubblicato anche sul nostro canale Youtube

Marzio Morganti


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