Domenica (18/01/2015) ulteriore tappa dell’infinita “via Crucis” televisiva di Gabriella Corona, madre di Fabrizio, da una trasmissione all’altra, da una rete all’altra, da un conduttore all’altro, “ultima spiaggia” persino il salotto di Barbara D’Urso, la quale aveva interrotto, a seguito di insanabili discordie, qualsiasi rapporto con il “re dei paparazzi” anni fa, ma che a sorpresa (cosa non si fa per una curva Auditel!) ha deciso di accordare spazio alla signora, rimanendo, dal canto suo, durante la diretta, alquanto distaccata e, nonostante la lettera (un classico immancabile ogni puntata) ricevuta dal carcere e vergata di suo pugno dall’ex-imprenditore, in cui è stata fatta pubblica ammenda, si è chiamata fuori dicendo chiaramente di nonvoler concedere sconti a nessuno. Purtroppo, una certa corrente perbenista dell’opinione pubblica ha già “passato in giudicato” l’ex-marito di Nina Moric e sicuramente lo lascerebbe volentieri a marcire in cella per il resto dei suoi giorni gettando via le chiavi, certo contro di lui c’è veleno sparso a profusione, ispirato probabilmente dalla sua per certi versi invidiabile “vita spericolata” da “bello e dannato” che “non deve chiedere mai”, all’insegna della sfrenatezza, della dismisura, dell’edonismo, del lusso, interamente data in pasto ai “media” e consumata fra i locali notturni milanesi più “in” di Corso Como, il balcone di Via Foppa (suo domicilio), teatro di frequenti lanci – e ormai non sono più tempi di fiori alla platea, alla Wanda Osiris- di indumenti intimi (slip, chissà se già indossati) a branchi di ragazzine isteriche in pieno “tsunami” ormonale e nel copione non possono mancare la Lamborghini dimenticata più volte in aperta sfida sulle strisce pedonali in piena Via Montenapoleone e gli innumerevoli scatti, andati a ruba, fra le onde di Miami e Formentera, ritraenti i corpi palestrati da semidei suo e di Belen, l’equivalente di un’esistenza da perenne “spot” pubblicitario auto-celebrativo. Ma poi arriva puntuale il conto salato da pagare e anche le presunte “smargiassate” e “gradassate” commesse senza avere quasi coscienza del limite, ampiamente superato, cominciano ad assumere, agli occhi della legge, sinistri contorni, infatti a partire dalle multe non pagate, passando per l’oltraggio a pubblico ufficiale, l’uso di banconote false, la bancarotta fraudolenta e infine il ricatto, si configura tutta una serie di reati “minori” per i quali il verdetto finale sarà agghiacciante, cumulativamente ben 14 anni da scontare in un regime di carcere duro, di solito previsto per individui “socialmente pericolosi” a cui riservare l’isolamento a scopo precauzionale, ma Corona può essere considerato tale? Difficilmente, molto difficilmente e infatti per lui non si stanno mobilitando solo la famiglia, gli amici e il suo legale (presenti in studio dalla D’Urso), ma anche personalità del mondo della cultura e dello spettacolo e Don Mazzi, che è intervenuto in collegamento in trasmissione, manifestando viva apprensione per il suo benessere fisico e psichico e ha suggerito che potrebbe prestare opera di volontariato nella comunità di recupero che lo stesso religioso dirige, come alternativa alla detenzione in un penitenziario; forse quest’ultima potrebbe essere la strada più percorribile, dalle valenze più accentuatamente rieducative, solo così Corona potrebbe aprire finalmente gli occhi su un’altra realtà, quella che mette in conto fatiche, lavoro sfibrante, sudori della fronte, dove niente è regalato gratuitamente e dove le prime luci dell’alba sono il momento della giornata in cui la gente appartenente alla “community” dei “comuni mortali” generalmente fa levatacce per correre a guadagnarsi da vivere, non in cui rincasa sistematicamente dopo interminabili “notti brave” passate in discoteca a “rimorchiare” la “superg**cca” con cui finire in copertina sul settimanale “gossipparo” a grande tiratura.
Giovedì si conoscerà la decisione del tribunale in merito ad un’eventuale attenuazione della pena. Fabrizio Corona anni fa (2010) aveva registrato assieme al “rapper” Kalief il motivetto con spunti autobiografici il cui titolo recitava “Corona non perdona”, come si comporterà con lui la giustizia italiana, che finora ha dimostrato così tanto (e diciamo pure ingiustificato) accanimento con lui, saprà “perdonarlo”?
Ci appelliamo alla clemenza della corte.
[by Fede]