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In quegli stessi anni Adamski supera se stesso, intraprendendo un viaggio nello spazio e fotografando dall’interno una delle navi venusiane. Grazie ai suoi amici alieni, Adamski effettua un giro attorno al nostro satellite e riferisce di aver visto chiaramente, sul lato nascosto della Luna, intere città, laghi, foreste e addirittura montagne innevate. Ancora non basta? Adamski intraprende un nuovo viaggio interplanetario e giunge a visitare il pianeta Venere, sul quale incontra la sua defunta moglie. Un successivo viaggio lo porta addirittura su Saturno, invitato dai suoi nuovi amici ad una conferenza interplanetaria. Ma le bizzarre "aventure" di Adamski non si limitano a questo: nel 1963 egli si trova a Roma con alcuni amici. L’occasione è quella di un invito ad un’udienza che egli avrebbe ricevuto dall’allora Pontefice Giovanni XXIII il quale, a quanto si dice, sarebbe stato ansioso di conoscere personalmente colui che si era autodefinito “ambasciatore del popolo dello spazio sulla Terra”. Ancora una volta Adamski ripete ciò che aveva fatto nel 1952: chiede ai suoi accompagnatori di attenderlo e scompare tra la folla di piazza San Pietro. Al suo ritorno afferma di essere stato ricevuto negli appartamenti papali e di essersi intrattenuto con Sua Santità il quale, prima di congedarlo, gli avrebbe conferito una medaglia d’oro al merito. Singolare il fatto che, solo tre giorni più tardi, Giovanni XXIII, dopo una lunga agonia, si spegne.
Mi rendo conto che, messa giù in questo modo, l’immagine di George Adamski non ne esce limpidissima. Mezzo secolo più tardi siamo ormai tutti più sgamati e ben attenti a verificare tutto ciò che il prossimo ci racconta. All’epoca però tutti questi eccezionali racconti permisero a George Adamski di diventare una celebrità dentro e fuori dall’ambiente ufologico. I numerosi libri da lui scritti finirono immancabilmente in cima alle statistiche di vendita e le sue numerose conferenze in giro per il mondo erano costantemente seguite da folle di appassionati. Un brutto giorno, purtroppo, la scienza ufficiale ha rivelato al mondo intero che non esiste nulla di interessante sulla faccia nascosta della Luna (altro che città e foreste), ha insegnato che l’atmosfera di Venere è composta principalmente da anidride carbonica (per non parlare della temperatura al suolo di 500°C e delle piogge di acido solforico), il che rende assolutamente impossibile la vita come la conosciamo noi (niente umanoidi dai capelli biondi, quindi) e, infine, oggi sappiamo che Saturno è un pianeta gassoso, composto per il 95% da idrogeno e sottoposto a venti che soffiano a 1800 km/h (una location decisamente inadatta per una conferenza interplanetaria). In questo nuovo scenario la credibilità si Adamski inizia a vacillare…
Ma siamo sicuri che la verità sia davvero quella che la scienza ufficiale ci ha raccontato? Adamski era solo un furbacchione oppure era stato realmente testimone di qualcosa ai limiti dell’incredibile? O forse era solo, come sostengono alcuni, vittima di un complotto messo in piedi dai servizi segreti americani, dai federali e dall’aviazione al solo scopo di screditarlo? Non lo sappiamo e, a questo punto, non lo sapremo mai. Curioso è il fatto che esistano ancora oggi numerosi personaggi convinti della sua buona fede, inclusi (o esclusi) coloro che ancora oggi tengono in piedi il sito adamskifoundation.com dal quale si possono ordinare libri, CD, DVD e una serie incredibile di articoli di merchandising. Tutta questa lunga premessa serve per introdurre il post odierno: a questo punto possiamo dire di conoscere perfettamente il contesto cui appartengono le vicende che andremo a narrare.
Il caso che ebbe per protagonista la giovane Dolores Barrios e i due suoi accompagnatori avvenne nella prima decade di agosto del 1954. Sul Monte Palomar in California, a 1200 metri di quota, sotto un sole rovente, si stava tenendo un congresso di ufologia promosso da George Adamski e da altri due celebri contattisti, Truman Bethurum e Daniel Fry. Alla presenza di oltre un migliaio di persone entusiaste, tra giornalisti, esperti del settore, semplici curiosi e, di sicuro, numerosi agenti dell’FBI in incognito, i tre uomini raccontavano le loro esperienze e, nelle pause, vendevano copie autografate dei loro libri. Adamski, come era ormai sua abitudine consolidata, ripeteva al pubblico il racconto degli avvenimenti di cui era stato testimone, spesso e volentieri aggiungendo nuovi, coloriti e sempre diversi particolari. Quel giorno Adamski presentò un dipinto in cui era rappresentato Orthon, il venusiano con cui era venuto per la prima volta in contatto due anni prima: le sembianze erano quelle di un essere umano dai lunghi capelli biondi vestito con una tuta di colore rosso-arancione, il braccio sinistro alzato a mostrare una specie di medaglione dalla forma che ricorda quella di un sole o di una grossa margherita. Verso il termine dei lavori, nel tardo pomeriggio, il pubblico cominciò a rumoreggiare, dapprima timidamente, poi sempre più insistentemente. Qualcuno aveva infatti notato una ragazza dai tratti somatici vagamente esotici che, confusa tra la folla, assomigliava in maniera impressionante al personaggio del ritratto. Ma la cosa forse più impressionante era l’intenso nero dei suoi occhi. Accanto a lei due uomini dall’aspetto tutto sommato normale. Apparentemente. Qualcuno si avvicinò alla giovane e, senza farsi troppi problemi, le fece una domanda diretta: “Siete venusiani?” La ragazza, per nulla turbata da quella singolare domanda, sorridendo rispose di no. “Perché siete qui?” insistette nervosamente il suo interlocutore. “Perché siamo interessati all’argomento”, rispose lei candidamente. “Credete nei dischi volanti?” continuò a pressarla l’uomo, sempre più nervoso. La giovane mantenendo una calma serafica rispose semplicemente di sì. “È vero che, come dice Adamski, loro [gli spaziali, ndr] arrivano da Venere?”. La risposta fu tanto decisa e risoluta quanto inquietante: “Sì, vengono da Venere”. Qualcuno scattò una foto e il lampo del flash, violento quanto improvviso, colse di sorpresa i tre misteriosi individui, che scapparono via in preda al panico, rifugiandosi nella foresta. Pochi minuti dopo tutti poterono vedere, oltre gli alberi, un disco volante alzarsi in volo e scomparire tre le nuvole.CONTINUA
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