Il caso Ikea ed il decreto per la crescita

Creato il 05 ottobre 2012 da Pps @ppsposato
Leggo sul Giornale del 4 ottobre il folle caso dell'Ikea; cosa si può mai sperare dal decreto per la crescita se, prima, non si disincrosta il paese da una burocrazia inerte, corrotta o fancazzista. L'Ikea ha dovuto rinunciare all'apertura di un terzo punto vendita su Roma, progetto che prevedeva un investimento di 115 milioni di euro, perchè dopo sette anni dalla prima domanda tutta la pratica era ancora in alto mare.
L'AD di Ikea Italia ha ricordato un analogo episodio in Toscana dove per sei anni attesero una risposta definitva per l'apertura di un punto vendita a Vecchiano; solo quando la casa madre decise di dirottare l'investimento di 70 milioni di euro su Lubiana, è intervenuto il presidente della regione Enrico Rossi che, per non perdere l'investimento, è riuscito ad accelerare l'iter della pratica e a ottobre l'Ikea poserà la prima pietra.
Non c'è decreto per la crescita che possa indurre gli investitori stranieri a tornare in Italia sino a quando avremo episodi come quelli della British gas che dopo 11 anni di attesa ha rinunciato al progetto di costruzione di un rigassificatore che, in provincia di Brindisi, avrebbe creato un migliaio di posti di lavoro. Undici anni senza avere la minima risposta negativa o positiva che fosse stata!
Si aggiungano a questi esempi quelli delle aziende italiane del Nord Est che, soffocate dall burocrazie e dalle tasse, stanno delocalizzando le loro operazioni in Austria e Slovenia.
Quali mai effetti potrà produrre un decreto per la crescita che non abbia come cardine il rimodellamento dell'amministrazione pubblica in termini di efficacia ed efficienza?

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