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Il caso Kony 2012 e la velocità di reazione alle notizie

Da Fabio1983
Che la vicenda legata al film Kony 2012 fosse quantomeno ambigua era apparso evidente fin dal principio, ovvero dalla messa online del cortometraggio realizzato da Invisible Children. Che poi, a ben vedere, non era neppure il principio: sono anni, infatti, che l’organizzazione denuncia i reati di Joseph Kony. E quindi? Quindi era, ed è ora a maggior ragione, opportuno scindere la questione in due parti. Il video (i pochi che non lo hanno ancora visto possono leggere l’articolo di Daniele Salutari su T-Mag) risulta ben fatto e accattivante nel suo genere. La storia narrata è di facile pretesto: c’è il cattivo che rapisce i bambini, che li cresce secondo il proprio credo, che li trasforma in soldati. Ciò avviene in Uganda come in altre aree dell’Africa: Kony non è il solo. Ma è su di lui che si concentrano le attenzioni di Invisible Children. Il successo per l’organizzazione è garantito in poche ore e con il trascorrere dei giorni il video va anche meglio, arrivando a raggiungere i milioni di visualizzaioni su YouTube. A questo punto l’utente ha due possibilità: o una visione asettica o una ulteriore documentazione che aiuti a comprendere meglio i fatti. La prima è più immediata, la storia è raccapricciante, tanti vip si schierano a sostegno di Invisible Children e persino la Casa Bianca plaude all’iniziativa. Intanto passano altri giorni e si svelano i primi altarini. Il video è costato un mucchio di soldi, raccolti nel corso di questi anni (all’incirca dal 2003), ma il ritorno mediatico, come si è visto, è garantito. Spuntano inoltre foto di Jason Russell, cofondatore di Invisible Children e autore del progetto Kony 2012, che lo ritraggono fucile in braccio in Uganda e orgogliosamente in posa da guerriero. Poi l’epilogo: la polizia lo becca venerdì a San Diego ubriaco, su di giri e probabilmente intento a masturbarsi in pubblico (qui il video esclusivo di Tmz). Tutto questo scredita il suo prodotto? Se la velocità di reazione alla notizia fosse la medesima che ha accolto qualche giorno prima il cortometraggio la risposta sarebbe senz’altro affermativa. E forse lo è in ogni caso. Ma si dia ancora di più il caso che sviluppare un’efficiente massa critica è il preludio ad un’informazione che, seppure dal basso, risulti sempre valida. Il rischio altrimenti è quello di dare per scontata ogni cosa propinata oppure di credere che dietro ogni (presunta) buona azione si celi un doppio fine – sia esso a scopo di lucro o di soli 15 minuti di notorietà non importa – poco lusinghiero per chi lo persegue. Per la cronaca, Kony non si fa vivo in Uganda dal 2006. E nel Paese in molti sostengono che arrestare il leader del Lra, sebbene colpevole di numerosi crimini, non rappresenti ora una priorità.
(anche su T-Mag)

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