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Il “caso” Senni, col senno di poi

Creato il 02 aprile 2012 da Tuttoapost

Che la crisi del sistema di potere legato alla Banca MPS e alla Fondazione fosse grave e profonda non è un mistero per nessuno: ma che la gravità della crisi portasse i sei consiglieri comunali che si richiamano all’ex Margherita ad uscire pubblicamente ed esplicitamente contro la parte maggioritaria del PD locale con un’aspra polemica, non è cosa che può restare inosservata.

Costoro, infatti, anziché dichiarare la propria soddisfazione di fronte ad un gruppo consiliare di minoranza che si avvicina alle posizioni della maggioranza di cui essi stessi sono parte integrante, come ci sarebbe da aspettarsi in base ai più ovvii canoni della logica e della decenza politica, si lamentano a tal punto da sostenere addirittura che l’adesione dell’UDC Senni ad una mozione di maggioranza “mette in discussione i risultati delle elezioni”.

Con ciò confermando una cosa molto evidente: gli ex margheritini non sono per niente interessati al merito delle questioni e tanto meno alla soluzione dei problemi che mettono in discussione il benessere della comunità, ma si preoccupano esclusivamente di rimanere i soli a pretendere posti e connessi privilegi facendo valere la loro forza di pressione e di ricatto all’interno del partito al quale appartengono. Questi signori, insomma, non riescono a tollerare il tentativo di inserimento di possibili concorrenti, pur provenienti dalla loro comune matrice democristiana: è bastato che la nomination di Profumo non fosse accompagnata da quella di Alfredo Monaci alla vicepresidenza (absit iniuria verbis), pur ventilata dalla stampa, per scatenare il pesante avvertimento pubblico.

D’altro canto è anche vero che il paventato passaggio di Senni alla maggioranza, insieme ad altri segnali provenienti da parte dell’opposizione, potrebbe addirittura prefigurare, data l’attuale “geografia” del Consiglio, la costituzione di maggioranze consiliari su singole questioni in grado di prescindere perfino dal voto dei suddetti, riducendo ulteriormente e pericolosamente il loro potere contrattuale sul monopolio del potere cittadino. Un modo questo, a mio avviso, indecente di fare politica contro il quale IDV si appella alla società civile senese.



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