di Tom McCarthy con Michael Keaton, Mark Ruffalo, Rachel Mc Adams, Liev Schrieber, Stanley Tucci USA, 2015 genere, drammatico durata, 129'
Dal momento della sua uscita
nelle sale americane Tutti gli uomini del presidente di Alan J Pakula è
diventato non solo uno dei film più famosi del cosiddetto nuovo cinema
americano ma anche quello con cui
fare i conti ogni qualvolta il cinema ha deciso di raccontare gli aspetti più
militanti del giornalismo d’inchiesta. Sebbene culturalmente distante dal film
di Pakula per i cambiamenti che il giornalismo ha subito con l’entrata in scena
d’internet e le conseguenze della crisi
finanziaria, almeno dal punto di vista drammaturgico e in parte nella sua
costruzione narrativa Il caso Spotlight può dirsi figlio del celebre modello.
Il fatti che stanno al centro della storia raccontata da McCarthy sono di quelli capaci di cambiare il volto di un paese e non solo perché Il caso Spotlight fa riferimento al team di giornalisti del Boston Globe - soprannominato Spotlight - che nel 2002 denunciò la chiesa cattolica per aver coperto i reati di pedofilia commessi da oltre 70 prelati a seguito di una delicata e complessa indagine giornalistica che valse a chi la scrisse la vittoria del premio Pulitzer.
Alle prese con una storia tanto indicibile, per i risvolti che il ricordo dell’accaduto poteva provocare su chi ne era stato vittima, quanto rischiosa, per la retorica e il vojerismo a cui un soggetto del genere inevitabilmente si prestava, McCarthy recupera la visione d’insieme che era stata del lungometraggio di Pakula, con la differenza che il determinismo e la fiducia nelle possibilità della macchina investigativa messa in piedi da Bob Woodward / Robert Redforde Carl Bernstein / Dustin Hoffman vengono parzialmente sostituite dalla componente irrazionale che scaturisce dal confronto di caratteri proposto da McCharty e quindi dalle diverse reazioni collegate al temperamento e al modus operandi dei giornalisti coinvolti nel caso.
In questa maniera, accanto al resoconto giornalistico, ricostruito
con il rigore e l’asciuttezza proprie del cinema documentario, a guadagnare
terreno è una dimensione più intima e personale che inizialmente scaturisce
dalle testimonianze delle vittime e che poi prosegue e prende quota con la
scoperta dei meccanismi di collusione architettati dalle istituzioni
ecclesiastiche e cittadine per coprire gli autori del misfatto. McCharty evita
la visione diretta dell’orrore lasciando che il dolore e la denuncia emergano
attraverso le parole di chi ne è stato perseguitato e dai sussulti emotivi
degli uomini impegnati a scriverne sulle pagine del loro giornale. Serrato e
antispettacolare Il caso Spotlight può contare su un cast d’attori capaci di
mettersi a disposizione del copione con interpretazioni funzionali alla verità
dei suoi contenuti.
