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Il caso Spotlight, un caso da Oscar

Creato il 14 marzo 2016 da Signorponza @signorponza

Quando un film è candidato a 6 premi Oscar™ (Miglior Film, Miglior Regia, Miglior Sceneggiatura Originale, Migliore Attore Non Protagonista, Migliore Attrice Non Protagonista, Miglior Montaggio) e porta a casa due statuette, quella per la miglior sceneggiatura e, soprattutto, la più ambita come miglior film, diventa d'obbligo andare a vederlo.

Dunque, un po' in ritardo, ecco la recensione de Il caso Spotlight (Spotlight), a questo punto attesissima dal popolo di Milazzo.

Trama: la storia è di quelle interessanti, perché parla dei casi di pedofilia all'interno della Chiesa Cattolica portati a galla a inizio anni 2000 negli Stati Uniti da un gruppo di giornalisti di Boston. Al Boston Globe è da poco arrivato un nuovo direttore, Marty Baron ( Liev Schreiber) dà mandato alla squadra "investigativa" del quotidiano chiamata "Spotlight" di approfondire i casi di presunti abusi su minori compiuti da preti a partire dagli anni Settanta. Del caso si occupano soprattutto quattro giornalisti Walter Robinson ( Michael Keaton), Mike Rezendes ( Mark Ruffalo), Sacha Pfeiffer ( Rachel McAdams) e Matt Carroll ( Brian d'Arcy James).

Il caso Spotlight è un film potente, perché racconta con meticolosità un altrettanto meticolosa indagine giornalistica che ha portato alla luce uno degli scandali più gravi dell'epoca contemporanea.

Penso sia innanzitutto una celebrazione di come dovrebbe essere il giornalismo autentico, quello che ultimamente qui in Italia (ma non solo) non sanno nemmeno come si scrive. Inoltre, per quanto siano terribili e pesanti i fatti raccontati, è un film che rappresenta senza ipocrisie (anche perché tratto da storia vera) in che modo vengono sistematicamente insabbiati questi gravi casi di pedofilia.

4 Anne Praderio su 5, perché quasi mi ha fatto passare sopra alla sconfitta di Mad Max come Miglior Film.

Il caso Spotlight, un caso da Oscar

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