Il caso Umarpašaev e una Cecenia da difendere

Creato il 15 febbraio 2011 da Matteo

Merita difendere la Cecenia


Nella repubblica ci sono centinaia di procedimenti penali per sequestro di persona. Uno di essi può essere risolto. A ben vedere, lo stato ha preso a rispettare la legalità in Cecenia

L'omicidio di Anna Politkovskaja nell'ottobre 2006 fu un colpo terribile al sistema per la difesa dei diritti umani formatosi negli anni delle guerre cecene e in qualche modo segnò la fine della tappa storica dell'aperta contrapposizione armata di Russia e Cecenia. Cominciò una nuova tappa – la costruzione in Cecenia di un regime di potere personale assoluto.

L'omicidio di Natal'ja Ėstemirova nel luglio 2009 segnalò duramente che la costruzione del regime era finita. Questo omicidio non sotterrò solo il movimento ceceno per la difesa dei diritti umani. Esso dimostrò che il nuovo regime in generale non presuppone neanche il minimo contratto sociale con la propria popolazione, si basa interamente sull'intimidazione ed è possibile solo con il sostegno di Mosca.

Ma l'autoritarismo del sistema di governo putiniano è costruito sulla coesistenza di molti sistemi di coordinate. Gli uomini delle strutture armate e il business, la Casa Bianca [1] e il Cremlino, la Procura Generale e la Commissione Inquirente, l'esercito e il Ministero degli Interni. Sotto la pressione della crescita degli umori anti-kadyroviani in queste comunità per Putin è sempre più difficile giustificare l'indipendenza de facto della Cecenia dalla Costituzione russa, secondo cui, per molti versi formalmente, vive comunque il resto della Russia.

Nella società russa, la cui opinione viene considerata per ultima dal potere, l'atteggiamento verso la Cecenia odierna è ancor più catastrofico. I nazionalisti usano già la questione cecena per raccogliere sostenitori per azioni di protesta di massa. Dopo ogni atto terroristico in Russia (non nel Caucaso) cresce il numero di quelli che intervengono in favore dell'indipendenza della Cecenia de iure.

Tuttavia, finché tutte le forze sociali tollereranno lo status quo esistente, solo una comunità, tradizionalmente non presa sul serio “si batterà per la Cecenia”.

Dopo l'omicidio di Natal'ja Ėstemirova 28 organizzazioni russe per la difesa dei diritti umani hanno siglato un memorandum per la creazione del Gruppo Mobile Unito (SMG [2]) per il lavoro in Cecenia. La locomotiva è stata l'organizzazione russa “Comitato contro la tortura” con l'ufficio principale a Nižnij Novgorod [3].

Ecco che già da più di un anno, dandosi il cambio, i collaboratori del “Comitato contro la tortura” si trovano in ininterrotta trasferta in Cecenia. Il meccanismo del loro lavoro si distingue del tutto dalla tradizionale attività per la difesa dei diritti umani. E' la sintesi di attività investigativa (essenzialmente il duplicato delle indagini della polizia) e di lavoro di stampa di avvocati altamente professionali sulle strutture delle forze dell'ordine. O lavorate o riconoscete un fatto evidente a tutti: il potere ceceno non è sottoposto a nessuno e non è controllato da nessuno.

Ha senso dimostrare un fatto evidente a tutti? E' una domanda complessa, a cui ognuno risponde per conto suo. Dirò solo che alcune organizzazioni tradizionali russe per la difesa dei diritti umani “hanno rotto” con il memorandum e hanno smesso di andare in Cecenia. I rischi sono grandi, i risultati non sono evidenti. D'altra parte, tutti gli uomini più altolocati delle strutture armate, che non hanno siglato il “memorandum degli attivisti per i diritti umani”, si inseriscono nel processo.

Islam

Così succede: una situazione comune all'improvviso si sviluppa in qualcosa di socialmente importante. Una combinazione di circostanze, persone e motivi.

Islam Umarpašaev è un giovane ragazzo ceceno, tipico per la Cecenia odierna. La sua infanzia ha coinciso con due guerre. Istruzione – zero, prospettive nella Cecenia odierna – zero, in Russia – tanto peggio. Il Corano è il principale libro della sua vita. A 20 anni, come molti coetanei, fu condannato secondo il tradizionale per i ceceni articolo 208 – partecipazione a una formazione armata illegale. Un anno di colonia penale – una condanna tipicamente lieve per chi in realtà non ha partecipato da nessuna parte e a niente, al massimo ha simpatizzato [4]. La base della condanna – una confessione spontanea strappata sotto tortura (corrente elettrica). Stette in prigione, tornò, dopo di che i principali nemici della sua vita sono gli sbirri. Il principale divertimento sono le chat, in cui questi stessi sbirri vengono puniti da centinaia di giovani ceceni, ma certo non tutti sono capaci di una reale jihad.

Per le chat, su soffiata dei servizi segreti locali, Islam fu pure preso per la seconda volta.

A dicembre 2009 lo arrestarono a casa, in presenza di tutti i familiari, secondo uno schema rodato – giunsero persone armate e lo portarono non si sa dove. Non poi molto lontano – alla base dell'OMON [5] ceceno, dove lo tennero incatenato a un termosifone fino ad aprile e poi lo rilasciarono.

Non succede molto spesso, ma gli arrestati per sospetto di odio per le strutture armate della Cecenia (che viene valutato come simpatia per i militanti) vengono comunque rilasciati. Nel caso di Islam entrarono in azione molti fattori. In primo luogo, fin dall'inizio non gli avevano sparato. Lo picchiarono per qualche giorno di fila e quando capirono che non rappresentava alcuna minaccia reale (forse virtuale), che non aveva legami “con quelli alla macchia” [6], cercarono di costringerlo a collaborare. Quando si rifiutò, presero evidentemente a “detenerlo per ottenere un risultato”. Cioè una persona sta in prigione finché non gli crescono barba e capelli e poi il cadavere con i segni caratteristici di un “fratello dei boschi” viene gettato sul luogo di “operazioni speciali” che non ci sono state e per cui si viene premiati non male.

Ma i familiari fecero rumore, ottennero l'apertura di un procedimento penale per sequestro di persona e principalmente – mandarono una denuncia alla Corte Europea. La Corte Europea letteralmente subito mandò una richiesta a Mosca. La richiesta fu mandata in basso e diventò chiaro che Islam morto sarebbe stato problematico da far passare per militante.

Qui per l'appunto a Mosca fecero esplodere il metrò. Questo è importante. Quando Islam dopo quattro mesi di prigionia fu comunque rilasciato, gli posero una condizione: ritirare tutte le denunce e dire che non aveva passato il tempo nei sotterranei dell'OMON ceceno, ma nei dintorni di Mosca. Bisogna dire che la condizione spaventò Islam e i suoi familiari. Se non ci fosse stato l'atto terroristico a Mosca (e la paura che dopo breve attesa l'avrebbero acchiappato di nuovo, ma già per favoreggiamento delle esplosioni a Mosca), tutte le denunce sarebbero state ritirate, tutte le bocche sarebbero state serrate.

Proprio la paura spinse Islam ad andare di mattina presto a luglio dagli attivisti per i diritti umani – all'ufficio del Gruppo Mobile Riunito.

Cosa possono fare

Come ho già detto, i metodi dello SMG non sono solo da attivisti per i diritti umani, sono polizieschi. Nel senso primitivo della parola “da forze dell'ordine” [7]. La dichiarazione che “hanno preso” (slang dei collaboratori del “Comitato contro la tortura”, molti dei quali sono essi stessi ex poliziotti o ex procuratori), sia per forma, sia per sostanza ricorda un interrogatorio professionale. L'operato – pure. In primo luogo, è stato risolto il compito della “difesa dei testimoni”. Islam e sua madre sono stati evacuati a Nižnij Novgorod per “svolgere cure”. Il secondo compito è stato la rianimazione del procedimento penale sul sequestro di Islam. L'intensità della rianimazione è stata stupefacente. Solo la richiesta di svolgimento di un esame del luogo dell'accaduto (cioè l'irruzione nella base dell'OMON ceceno) ha causato uno choc a tutta la verticale delle forze dell'ordine della Cecenia. Hanno preso a invitare i rappresentanti dello SMG per conversare negli uffici, cercando di capire: da dove vengono tale sfacciataggine e intrepidezza? E' cambiato l'inquirente incaricato del caso.

Alla seconda richiesta – condurre l'identificazione di tutto l'organico dell'OMON ceceno (309 persone) o personalmente, o in fotografia – ha reagito già il comandante dell'OMON Alichan Cakaev.

A quel tempo lo SMG ottenne la fornitura agli Umarpašaev di una protezione ufficiale nell'ambito del programma di difesa dei testimoni. Così ecco che un agente del programma di protezione dei testimoni portò EGLI STESSO [8] i propri protetti (il padre e il fratello di Islam) a un incontro con Alichan Cakaev. Cakaev propose di regolare il conflitto, cosa su cui gli Umarpašaev, sia padre, sia figlio, non furono d'accordo. L'agente del programma di protezione dei testimoni fu tolto dalla scorta e lo SMG portò gli Umarpašaev padre e figlio oltre i confini della Cecenia. Il lavoro con gli inquirenti continuò. Tra l'altro anche per canali internazionali.

So con precisione che molti alti diplomatici occidentali che si sono incontrati con il presidente Medvedev, il Procuratore Generale Čajka e il capo della Commissione Inquirente Bastyrkin hanno posto domande sul caso Umarpašaev. Ho perfino osservato personalmente il processo, quanto rapidamente alcuni diplomatici abbiano familiarizzato con i dettagli e ce l'abbiano fatta con i cognomi ceceni che figurano in questo caso, da una parte tipico, ma dall'altra del tutto unico. Certo non tutte le famiglie hanno osato fare denuncia. Ben pochi sequestrati sono vivi. E solo una persona fino ad oggi è pronta a collaborare con gli inquirenti, a riconoscere gli agenti dell'OMON ceceno. Questa unica persona è Islam Umarpašaev.

In generale, quando lo SMG ha raggiunto la locale verticale delle forze dell'ordine con I suoi appelli, fuori luogo nella realtà cecena, al Codice Penale e al Codice di Procedura Penale della Federazione, il gruppo si è aggrappato a Bastyrkin. Prima istanza del capo del “Comitato contro la tortura” Igor' Kaljapin sul passaggio delle indagini sotto il controllo della Commissione Inquirente della Federazione. Rifiuto. Seconda istanza al nome di Bastyrkin – rifiuto. Ma ecco che la terza volta l'istanza fu accolta, il caso fu trasmesso all'amministrazione centrale per il distretto federale del Caucaso del Nord e quello Meridionale. Inoltre di questo fece richiesta a Bastyrkin il commissario per i diritti umani del Consiglio d'Europa Tomas Hammamberg. E allora nel caso entrò un inquirente, Igor' Sobol', che aveva lavorato per molti anni in Cecenia, mettendo in prigione anche quelli che ora sono al potere in Cecenia. Questi comparve di nuovo in Cecenia nel luglio 2009, quando fu uccisa Nataša Ėstemirova, perché proprio lui fu designato capo del gruppo inquirente incaricato di questo caso.

Un punto di non ritorno?

Sobol' chiese: “Questi non ritratta le proprie dichiarazioni?” Kaljapin non rispose alla domanda. Rispose Islam Umarpašaev. Egli stesso chiese a Sobol': “Ma Lei, se domani le dicessero di ritirarsi, eseguirebbe l'ordine?”

I ceceni valgono la pena di lottare per loro. Hanno bisogno di poco e molto allo stesso tempo. Hanno bisogno del sostegno della Russia. Noi abbiamo combattuto là perché una qualche parte dei ceceni voleva l'indipendenza. Là abbiamo ucciso molte persone perché anche queste uccidevano i nostri soldati. Non ci siamo scusati, ma chiediamo che siano leali con noi. Non sappiamo niente dei ceceni che sono sempre stati dalla parte della Russia. Non sappiamo neanche che là ci sono tali persone. Non sappiamo che sono la maggioranza.

Dopo la decisione di Basytrkin sulla trasmissione delle indagini fino alla prima vera azione investigativa sul caso n. 68042 (sequestro di I. Umarpašaev) è passata una settimana. Sobol' è volato in Cecenia martedì, giovedì è stato convocato per un interrogatorio il comandante dell'OMON ceceno Alichan Cakaev. L'hanno posto a conoscenza del fatto che venerdì nella base dell'OMON si sarebbe svolto un esame del luogo dell'accaduto. Routine? Aha. Solo che Alichan Cakaev in presenza di una decina di persone, tra cui il ministro degli Interni ceceno, è uscito di senno. Del furioso monologo è stata chiara una cosa: su tutti quelli che avessero osato avvicinarsi alla base dell'OMON sarebbe stato aperto il fuoco.

…Il fuoco non c'è stato. Nella base dell'OMON venerdì c'è stato il “giorno delle porte aperte senza padroni”. L'azione investigativa è andata “liscia come l'olio”. Islam non solo ha mostrato dove lo tenevano, dove lo lavavano, dove lo picchiavano. Ha perfino trovato nelle gabbie i noti lupi e orsi, in pasto a cui minacciavano di gettarlo. Inoltre, Islam ha riconosciuto nel vice-comandante dell'OMON, che è stato l'unico ad andare incontro ai “cari ospiti”, uno dei propri aguzzini. Tutto è stato protocollato, nessuno ha ricevuto una pallottola in fronte. Penso che neanche la riceverà. Perlomeno se non decide altrimenti la molto corta verticale del potere in Cecenia: Kadyrov-Surkov-Putin [9].

In cosa consiste questa storia? Complessivamente solo nel tentativo di rispettare la legalità. E' tutto molto semplice: alle persone che partecipano del potere bisogna spiegare che non si può uccidere e tormentare la gente impunemente. Togliete questa componente dal potere e smetteranno di chiamarlo regime.

Elena Milašina

13.02.2011, “Novaja gazeta”, http://www.novayagazeta.ru/data/2011/016/14.html (traduzione e note di Matteo Mazzoni)

[1] Nome non ufficiale della sede del governo russo.

[2] Dal nome russo Svodnaja Mobil'naja Gruppa

[3] Città della Russia centrale, la Gor'kij del periodo sovietico.

[4] Qui c'è un gioco di parole irriproducibile tra učastvovat' (partecipare) e sočustvovat' (simpatizzare).

[5] Otrjad Milicii Osobogo Naznačenija (Reparto di Polizia con Compiti Speciali), sorta di Celere russa, nota per la sua durezza.

[6] Letteralmente “con il bosco”. Di chi va tra i terroristi, si dice che va “nel bosco”.

[7] In russo è una sola parola, pravoochranitel'nyj.

[8] Rilievo grafico dell'autrice.

[9] Vladislav Jur'evič Surkov, primo vice-capo dell'amministrazione presidenziale russa, “eminenza grigia” e “ideologo” del regime di Putin.


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