A dar vita ai personaggi, una coppia di grandi attori: Isabella Ferrari ed Ennio Fantastichini, rodatissimi da una tournée che gira l’Italia da due anni, e perfettamente a loro agio nel rendere verosimile il surreale incontro. L’attrice, in particolare, briosa ed esilarante nel bersagliare il partner di incalzanti domande sulle sue conquiste, bravissima nell’esprimere una svampita sensualità e a mantenere, per tutta la durata della commedia, un ridicolo accento straniero; a giostrare, grazie anche agli azzeccati cambi d’abito, tra goffaggine e bellezza, tra fascino ed ingenuità. Uno spettacolo, già rappresentato in Francia nel 1994 da Fanny Ardant e Bernard Giraudeau, firmato e diretto da Valerio Binasco nella versione italiana, prodotta da Angelo Tumminelli, con le musiche di Arturo Annecchino e i costumi di Sandra Cardini. Un allestimento che pecca un po’ per lentezza e prevedibilità, ma che ritrova entusiasmo nell’immancabile lieto fine, salutato dagli scroscianti applausi del pubblico romagnolo. Convinto, forse, che al cuor non si comanda, che i rapporti sentimentali, quanto più imprevedibili, tanto più siano fatali. E che, per citare le note di regia, «l’amore è un Dio. Un Dio che si nutre delle nostre storie, dei nostri giochi, delle nostre fughe inutili e ci dà in cambio l’unica, vera, bellezza, della vita. Il terribile dio-bambino dell’amore».
Lo scatto inserito nell’articolo è stato gentilmente concesso dal Teatro Novelli di Rimini