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I due cattivi tenenti.
Uno dei film più sconvolgenti, provocatori e "maledetti" di tutti gli anni novanta è stato senza ombra di dubbio il cattivo tenente, di Abel Ferrara, interpretato da un superlativo, strepitoso Harvey Keitel, che nello stesso anno aveva rivelato al mondo intero la bravura di Quentin Tarantino ne "Le iene". Chiunque abbia mai visto almeno una volta il film di Ferrara non può aver dimenticato le sue scene più crude e realistiche, e sicuramente avrà bene in mente la torbida discesa nell'inferno della droga, della violenza e dell'autodistruzione del tenente interpretato da Keitel. Insomma, Il cattivo tenente di Abel Ferrara è uno di quei film che l'anima te la marchiano a fuoco, non ci puoi fare niente: te ne ricorderai per tutta la vita. E' un film talmente mitico e indimenticabile che qualche anno fa Werner Herzog ha deciso di farne una sorta di remake-seguito, con Nicholas Cage nel ruolo che fu di Keitel.
Un'operazione coraggiosa, per come la vedo io, perchè il Cattivo tenente di Ferrara è considerato uno dei film più importanti degli ultimi tempi, ed ormai ha raggiunto uno status di cult, ritagliandosi meritatamente un suo posticino nell'olimpo del cinema d'autore. Qualunque altro regista da un confronto del genere ne sarebbe uscito con le ossa rotte: Herzog, invece, ne è uscito a testa alta, confermandosi quel grande cineasta che è, uno dei più bravi del secolo. Vabbeh, la mia ammirazione per il regista monacense è palese (in questo post parlo di lui), quindi il mio giudizio potrebbe essere considerato di parte, tant'è che non tutte le recensioni che ho letto a proposito de Il cattivo tenente: ultima chiamata New Orleans sono altrettanto benevoli nei confronti del film di Herzog. Soprattutto quando in gioco entra il paragone con il capolavoro di Ferrara. Però, oltre alla bravura tecnica indiscutibile di Herzog, secondo me c'è un altro punto fondamentale che eleva il suo remake quasi all'altezza, se non alla pari del suo predecessore. Sto parlando, naturalmente, del messaggio di fondo, del tema principale. In pratica, Herzog ha creato un remake che è l'anti-remake per eccellenza. Se il tema principale del lavoro di Ferrara era, grosso modo, l'autodistruzione è l'unica redenzione possibile alle debolezze di un uomo (questo, naturalmente, è una mia interpretazione del soggetto; se qualcuno ne ha di migliori, si faccia pure avanti); il tema del film di Herzog, invece, è antitetico e del tutto originale. Per Herzog, e per il suo film, le debolezze di un uomo non lo rappresentano. Il che, se ci pensate bene, è uno dei messaggi più spirituali e confortanti che si possano trovare in un film che parla di droga, violenza e omicidi. Non trovate anche voi?
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