Quest’estate ho letto diversi libri, uno tra tutti questo qui a fianco “Il cavaliere che aveva un peso sul cuore”, ho segnato alcune frasi, come sempre quando leggo ma in particolare mi ha colpito un intero periodo, ve lo riporto così mi dite che ne pensate. Buona lettura,
“C’erano persone che formavano piccoli gruppi, altre vagavano senza meta. Alcuni erano comodamente sedute su poltroncine da giardino, altri su sedie a sdraio, altri ancora si dondolavano su delle amache o erano riuniti intorno a tavoli di legno da pic-nic e consumavano bibite e spuntini. Quasi tutti mugolavano, gemevano, piangevano, ululavano oppure si producevano in un misto di tutte queste manifestazioni. Quelli che stavano zitti erano imbronciati, avevano un’espressione dura e lo sguardo distante, come se stessero gemendo, piangendo o ululando in silenzio, tra sè e sè. “Che succede qui?” chiese Duke con un groppo in gola. “E’ un party di autocommiserazione” spiegò Doc. “E che roba sarebbe?” “Quello che vedi. Un gruppo di persone tristi che si piangono addosso e che parlano del loro dolore ad altri nella stessa situazione. Ovviamente non sono presenti tutti i residenti di Tetraggine. Alcuni partecipano a feste di autocommiserazione individuali che si svolgono contemporaneamente a questa, mentre altri se ne stanno raggomitolati nel letto e il loro contributo sonoro rimane attutito dal cuscino. Infine ci sono quelli che soffrono in silenzio. (…) Certi giorni poi, organizzano tornei di un gioco che ha molto successo qui a Tetraggine: vince chi è più arrabbiato o più depresso. spesso ci sono premi speciali anche per il più bravo a dire che tutto è terribile e tremendo. Duke scrutò quella fetta di umanità in ambasce: spalle curve, musi lunghi, occhi spenti e fissi nel vuoto. “Mi assomigliano. Si sentono come me” constatò, ricordandosi all’improvviso della propria situazione drammatica e senza speranza. “Ma cosa gli è accaduto?” “Guai di vario genere” spiegò Doc. “Alcuni hanno avuto un momento di sfortuna e hanno perso qualcosa: per esempio l’amore, o il lavoro, o la casa, o magari tutti e tre. Altri sono stati maltrattati ingiustamente. Certi sono soli, alcuni malati, altri sono stati a lungo infelici riguardo ad un particolare aspetto della loro vita o alle persone che avevano accanto. Hanno troppo di una cosa o troppo poca di un’altra; non hanno quello che vogliono e non vogliono quello che hanno. (…) Certe mazzate sono così tremende che chi le riceve a volte non può fare a meno di sentirsi disperato e si aggrappa a soluzioni assurde”.